


11 dicembre
11 dicembre
advent soundtrack
advent soundtrack
advent soundtrack
di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Anche se la canzone è ufficialmente dei Gazebo Penguins, oltre alle voci dei Gazebo Penguins, sentite anche quella di Jacopo Lietti, nientepopodimeno che il cantante dei Fine Before You Came.
Il king dello strazio e del dolore. Maestro del raccontarti cose apparentemente a caso della sua vita, evidenziando cose molto curiose che noi probabilmente, a parti invertite, manco avremmo notato.
Questa canzone parla ancora una volta di un amore che fu e che ora non è più. Restano solo i ricordi, ma non per forza solo il dolore. Anche se Jacopo (o chi ha scritto questo ritornello) ci tiene a dirci che:
“Senza di te
Ho perso un po' d'ilarità
Berrò di più
Per annegare la città”
Il nostro povero autore che canta sempre di strazio e dolore, ci vuole far sapere che senza questa persona non è più lo stesso. Ha perso un po’ di ilarità. Questa donna è uscita dalla sua vita portandosi via con sé anche parte della sua spensieratezza, della sua allegria e ora per rimediare berrà di più di quanto faceva quando stava con lei.
Lo stare con lei gli consentiva di sopportare tutto quello che non gli piaceva della città e del mondo in cui vive. Ora invece vorrebbe veder annegare tutti. Vorrebbe sentire meno le voci delle persone che odia, le voci che sente nella testa, le paranoie che la società instilla nel cervello. Prima c’era questa donna che non gli faceva pensare a tutto questo. Ora può farlo solo bevendo.
Mi piace pensare che questa frase sia stata concepita come se il modo di sentire le voci ovattate quando si è tanto ubriachi e si fatica a capire cosa ci stanno dicendo, sia lo stesso di quando si prova a parlare sott’acqua. E quindi in questo senso, si cerca di annegare la città.
“Ho finalmente messo a posto la cantina
Te lo ricordi lo spavento che mi sono preso
E tu invece eri serena
Del resto era solamente un topo”
Questo è quello che dicevo prima. Il racconto di avvenimenti talmente casuali che noi manco ce li ricorderemmo se li avessimo vissuti. O almeno non li ricorderemmo con il carico emotivo che ci mette lui.
Si parla di un momento che hanno vissuto insieme. Un topo che lo ha spaventato e che probabilmente lo aveva fatto desistere dal mettere a posto la cantina. Cosa che invece ora ha fatto e gli ha portato alla mente questo episodio di chissà quanto tempo fa. Sembra quasi che questa canzone sia stata scritta mentre lui metteva a posto la cantina. Dopo aver ripensato al topo, ha ripensato a questa donna e ha realizzato quanto la sua vita sia cambiata da allora.
Il fatto che lui fosse spaventato e lei no, fa intendere anche che tra i due ci fosse un modo diverso di reagire alle stesse cose. O forse lei era semplicemente più abituata a vedere topi di lui. Magari perché lei viene dalla campagna e lui no. Comunque non è messo lì a caso.
“Ho ritrovato quel disegno
In cui dormivi stesa al sole
Dentro alla cesta delle robe inutili
Che di buttar non ho mai avuto il cuore
Ci si affeziona”
Chi di noi in soffitta, o in cantina in questo caso, non ha quella cesta. Piena di giocattoli di quando eravamo piccoli o di cose che non usiamo più, ma che conserviamo solo perché ci ricordano di quando eravamo più piccoli. Come se questo avesse il potere di non farci dimenticare di quei periodi e di farci tornare indietro nel tempo.
Il nostro autore però, sempre mentre sistemava la cantina, ha ritrovato questa cesta e l’ha aperta. Solo che dentro, fra le altre cose, ha trovato pure un disegno di questa persona che dormiva distesa al sole. Ora che ci penso potrebbe essere questa la cosa che gli ha fatto scrivere la canzone e non il topo.
Queste cose che conserviamo anche se sono inutili e, nella maggior parte dei nostri giorni, manco ci ricordiamo che esistono, non le buttiamo perché “CI SI AFFEZZIONAAA”.
E qui arrivano tre versi killer che danno senso a tutto quello che abbiamo appena sentito.
“E poi è tutto un ricordar le cose
Meglio di com'erano davvero
Di quando avevamo qualche anno di meno”
Vale sia per la sua relazione con questa donna che per i nostri dinosauri di plastica ammassati insieme ai Beyblade e le statuine di Hamtaro. Spesso si ricordano le cose meglio di come le abbiamo vissute davvero, perché con il passare del tempo tendiamo a ripulire i nostri ricordi da tutte le cose brutte, conservando solo quelle belle.
Un meccanismo di difesa, più che naturale. Forse non è neanche questo e lo facciamo e basta. Ma in fondo, non è che a lui manca questa donna o a noi manca giocare con i Bionicle, ci manca solo avere qualche anno in meno e avere meno problemi per la testa. Meno voci da annegare nell’alcol o in qualsiasi altra cosa che facciamo per non pensare.
La canzone è praticamente finita qui. Ci sono solo due ritornelli e mezzo che arrivano dopo la giusta pausa che serve a farci metabolizzare quello che abbiamo appena ascoltato. Per poi tornare a picchiare con quelle urla, quella batteria e quelle chittarre. Voce e strumenti erano partiti forte all’inizio della canzone, ma poi durante la strofa si erano calmate. Ora tornano a hittare fortissimo per tramortirci e lasciarci senza parole.
Soprattutto perché la canzone finisce come se fosse stato mozzato il ritornello. Infatti si passa da:
“Senza di te
Ho perso un po' d'ilarità”
a
“Senza di te
Ho perso”
E di colpo questa frase che abbiamo sentito già quattro volte, ha tutta un’altra forza.
Il colpo di grazia che ci stende.
Anche se la canzone è ufficialmente dei Gazebo Penguins, oltre alle voci dei Gazebo Penguins, sentite anche quella di Jacopo Lietti, nientepopodimeno che il cantante dei Fine Before You Came.
Il king dello strazio e del dolore. Maestro del raccontarti cose apparentemente a caso della sua vita, evidenziando cose molto curiose che noi probabilmente, a parti invertite, manco avremmo notato.
Questa canzone parla ancora una volta di un amore che fu e che ora non è più. Restano solo i ricordi, ma non per forza solo il dolore. Anche se Jacopo (o chi ha scritto questo ritornello) ci tiene a dirci che:
“Senza di te
Ho perso un po' d'ilarità
Berrò di più
Per annegare la città”
Il nostro povero autore che canta sempre di strazio e dolore, ci vuole far sapere che senza questa persona non è più lo stesso. Ha perso un po’ di ilarità. Questa donna è uscita dalla sua vita portandosi via con sé anche parte della sua spensieratezza, della sua allegria e ora per rimediare berrà di più di quanto faceva quando stava con lei.
Lo stare con lei gli consentiva di sopportare tutto quello che non gli piaceva della città e del mondo in cui vive. Ora invece vorrebbe veder annegare tutti. Vorrebbe sentire meno le voci delle persone che odia, le voci che sente nella testa, le paranoie che la società instilla nel cervello. Prima c’era questa donna che non gli faceva pensare a tutto questo. Ora può farlo solo bevendo.
Mi piace pensare che questa frase sia stata concepita come se il modo di sentire le voci ovattate quando si è tanto ubriachi e si fatica a capire cosa ci stanno dicendo, sia lo stesso di quando si prova a parlare sott’acqua. E quindi in questo senso, si cerca di annegare la città.
“Ho finalmente messo a posto la cantina
Te lo ricordi lo spavento che mi sono preso
E tu invece eri serena
Del resto era solamente un topo”
Questo è quello che dicevo prima. Il racconto di avvenimenti talmente casuali che noi manco ce li ricorderemmo se li avessimo vissuti. O almeno non li ricorderemmo con il carico emotivo che ci mette lui.
Si parla di un momento che hanno vissuto insieme. Un topo che lo ha spaventato e che probabilmente lo aveva fatto desistere dal mettere a posto la cantina. Cosa che invece ora ha fatto e gli ha portato alla mente questo episodio di chissà quanto tempo fa. Sembra quasi che questa canzone sia stata scritta mentre lui metteva a posto la cantina. Dopo aver ripensato al topo, ha ripensato a questa donna e ha realizzato quanto la sua vita sia cambiata da allora.
Il fatto che lui fosse spaventato e lei no, fa intendere anche che tra i due ci fosse un modo diverso di reagire alle stesse cose. O forse lei era semplicemente più abituata a vedere topi di lui. Magari perché lei viene dalla campagna e lui no. Comunque non è messo lì a caso.
“Ho ritrovato quel disegno
In cui dormivi stesa al sole
Dentro alla cesta delle robe inutili
Che di buttar non ho mai avuto il cuore
Ci si affeziona”
Chi di noi in soffitta, o in cantina in questo caso, non ha quella cesta. Piena di giocattoli di quando eravamo piccoli o di cose che non usiamo più, ma che conserviamo solo perché ci ricordano di quando eravamo più piccoli. Come se questo avesse il potere di non farci dimenticare di quei periodi e di farci tornare indietro nel tempo.
Il nostro autore però, sempre mentre sistemava la cantina, ha ritrovato questa cesta e l’ha aperta. Solo che dentro, fra le altre cose, ha trovato pure un disegno di questa persona che dormiva distesa al sole. Ora che ci penso potrebbe essere questa la cosa che gli ha fatto scrivere la canzone e non il topo.
Queste cose che conserviamo anche se sono inutili e, nella maggior parte dei nostri giorni, manco ci ricordiamo che esistono, non le buttiamo perché “CI SI AFFEZZIONAAA”.
E qui arrivano tre versi killer che danno senso a tutto quello che abbiamo appena sentito.
“E poi è tutto un ricordar le cose
Meglio di com'erano davvero
Di quando avevamo qualche anno di meno”
Vale sia per la sua relazione con questa donna che per i nostri dinosauri di plastica ammassati insieme ai Beyblade e le statuine di Hamtaro. Spesso si ricordano le cose meglio di come le abbiamo vissute davvero, perché con il passare del tempo tendiamo a ripulire i nostri ricordi da tutte le cose brutte, conservando solo quelle belle.
Un meccanismo di difesa, più che naturale. Forse non è neanche questo e lo facciamo e basta. Ma in fondo, non è che a lui manca questa donna o a noi manca giocare con i Bionicle, ci manca solo avere qualche anno in meno e avere meno problemi per la testa. Meno voci da annegare nell’alcol o in qualsiasi altra cosa che facciamo per non pensare.
La canzone è praticamente finita qui. Ci sono solo due ritornelli e mezzo che arrivano dopo la giusta pausa che serve a farci metabolizzare quello che abbiamo appena ascoltato. Per poi tornare a picchiare con quelle urla, quella batteria e quelle chittarre. Voce e strumenti erano partiti forte all’inizio della canzone, ma poi durante la strofa si erano calmate. Ora tornano a hittare fortissimo per tramortirci e lasciarci senza parole.
Soprattutto perché la canzone finisce come se fosse stato mozzato il ritornello. Infatti si passa da:
“Senza di te
Ho perso un po' d'ilarità”
a
“Senza di te
Ho perso”
E di colpo questa frase che abbiamo sentito già quattro volte, ha tutta un’altra forza.
Il colpo di grazia che ci stende.
Anche se la canzone è ufficialmente dei Gazebo Penguins, oltre alle voci dei Gazebo Penguins, sentite anche quella di Jacopo Lietti, nientepopodimeno che il cantante dei Fine Before You Came.
Il king dello strazio e del dolore. Maestro del raccontarti cose apparentemente a caso della sua vita, evidenziando cose molto curiose che noi probabilmente, a parti invertite, manco avremmo notato.
Questa canzone parla ancora una volta di un amore che fu e che ora non è più. Restano solo i ricordi, ma non per forza solo il dolore. Anche se Jacopo (o chi ha scritto questo ritornello) ci tiene a dirci che:
“Senza di te
Ho perso un po' d'ilarità
Berrò di più
Per annegare la città”
Il nostro povero autore che canta sempre di strazio e dolore, ci vuole far sapere che senza questa persona non è più lo stesso. Ha perso un po’ di ilarità. Questa donna è uscita dalla sua vita portandosi via con sé anche parte della sua spensieratezza, della sua allegria e ora per rimediare berrà di più di quanto faceva quando stava con lei.
Lo stare con lei gli consentiva di sopportare tutto quello che non gli piaceva della città e del mondo in cui vive. Ora invece vorrebbe veder annegare tutti. Vorrebbe sentire meno le voci delle persone che odia, le voci che sente nella testa, le paranoie che la società instilla nel cervello. Prima c’era questa donna che non gli faceva pensare a tutto questo. Ora può farlo solo bevendo.
Mi piace pensare che questa frase sia stata concepita come se il modo di sentire le voci ovattate quando si è tanto ubriachi e si fatica a capire cosa ci stanno dicendo, sia lo stesso di quando si prova a parlare sott’acqua. E quindi in questo senso, si cerca di annegare la città.
“Ho finalmente messo a posto la cantina
Te lo ricordi lo spavento che mi sono preso
E tu invece eri serena
Del resto era solamente un topo”
Questo è quello che dicevo prima. Il racconto di avvenimenti talmente casuali che noi manco ce li ricorderemmo se li avessimo vissuti. O almeno non li ricorderemmo con il carico emotivo che ci mette lui.
Si parla di un momento che hanno vissuto insieme. Un topo che lo ha spaventato e che probabilmente lo aveva fatto desistere dal mettere a posto la cantina. Cosa che invece ora ha fatto e gli ha portato alla mente questo episodio di chissà quanto tempo fa. Sembra quasi che questa canzone sia stata scritta mentre lui metteva a posto la cantina. Dopo aver ripensato al topo, ha ripensato a questa donna e ha realizzato quanto la sua vita sia cambiata da allora.
Il fatto che lui fosse spaventato e lei no, fa intendere anche che tra i due ci fosse un modo diverso di reagire alle stesse cose. O forse lei era semplicemente più abituata a vedere topi di lui. Magari perché lei viene dalla campagna e lui no. Comunque non è messo lì a caso.
“Ho ritrovato quel disegno
In cui dormivi stesa al sole
Dentro alla cesta delle robe inutili
Che di buttar non ho mai avuto il cuore
Ci si affeziona”
Chi di noi in soffitta, o in cantina in questo caso, non ha quella cesta. Piena di giocattoli di quando eravamo piccoli o di cose che non usiamo più, ma che conserviamo solo perché ci ricordano di quando eravamo più piccoli. Come se questo avesse il potere di non farci dimenticare di quei periodi e di farci tornare indietro nel tempo.
Il nostro autore però, sempre mentre sistemava la cantina, ha ritrovato questa cesta e l’ha aperta. Solo che dentro, fra le altre cose, ha trovato pure un disegno di questa persona che dormiva distesa al sole. Ora che ci penso potrebbe essere questa la cosa che gli ha fatto scrivere la canzone e non il topo.
Queste cose che conserviamo anche se sono inutili e, nella maggior parte dei nostri giorni, manco ci ricordiamo che esistono, non le buttiamo perché “CI SI AFFEZZIONAAA”.
E qui arrivano tre versi killer che danno senso a tutto quello che abbiamo appena sentito.
“E poi è tutto un ricordar le cose
Meglio di com'erano davvero
Di quando avevamo qualche anno di meno”
Vale sia per la sua relazione con questa donna che per i nostri dinosauri di plastica ammassati insieme ai Beyblade e le statuine di Hamtaro. Spesso si ricordano le cose meglio di come le abbiamo vissute davvero, perché con il passare del tempo tendiamo a ripulire i nostri ricordi da tutte le cose brutte, conservando solo quelle belle.
Un meccanismo di difesa, più che naturale. Forse non è neanche questo e lo facciamo e basta. Ma in fondo, non è che a lui manca questa donna o a noi manca giocare con i Bionicle, ci manca solo avere qualche anno in meno e avere meno problemi per la testa. Meno voci da annegare nell’alcol o in qualsiasi altra cosa che facciamo per non pensare.
La canzone è praticamente finita qui. Ci sono solo due ritornelli e mezzo che arrivano dopo la giusta pausa che serve a farci metabolizzare quello che abbiamo appena ascoltato. Per poi tornare a picchiare con quelle urla, quella batteria e quelle chittarre. Voce e strumenti erano partiti forte all’inizio della canzone, ma poi durante la strofa si erano calmate. Ora tornano a hittare fortissimo per tramortirci e lasciarci senza parole.
Soprattutto perché la canzone finisce come se fosse stato mozzato il ritornello. Infatti si passa da:
“Senza di te
Ho perso un po' d'ilarità”
a
“Senza di te
Ho perso”
E di colpo questa frase che abbiamo sentito già quattro volte, ha tutta un’altra forza.
Il colpo di grazia che ci stende.
Angolo del fastidio
Angolo del fastidio
Angolo del fastidio
Sebbene di questa non cambierei nulla, mi spiegate chi cazzo dice “che di buttar non ho mai avuto il cuore”? Chi è che dice che non ha il cuore, invece di dire che non ha la forza o non ha il coraggio? Bo fastidiosissimo per le mie orecchie, anche se dovesse essere una cosa legittima da dire.
Mi dà anche fastidio come è costruita la frase “il disegno in cui dormivi stesa al sole”.
Probabilmente è giusto anche così e di certo in una canzone non si può dire “il disegno in cui ci sei raffigurata tu che dormi stesa al sole”, ma a me da fastidio comunque.
Sebbene di questa non cambierei nulla, mi spiegate chi cazzo dice “che di buttar non ho mai avuto il cuore”? Chi è che dice che non ha il cuore, invece di dire che non ha la forza o non ha il coraggio? Bo fastidiosissimo per le mie orecchie, anche se dovesse essere una cosa legittima da dire.
Mi dà anche fastidio come è costruita la frase “il disegno in cui dormivi stesa al sole”.
Probabilmente è giusto anche così e di certo in una canzone non si può dire “il disegno in cui ci sei raffigurata tu che dormi stesa al sole”, ma a me da fastidio comunque.
Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
prossimo calendario
prossimo calendario
prossimo calendario
144D 01H 15M 42S
144D 01H 15M 42S
144D 01H 15M 42S