


24 dicembre
24 dicembre
advent soundtrack
advent soundtrack
advent soundtrack
di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
lo spazzacamino
lo spazzacamino
lo spazzacamino
dj myke feat. rancore
dj myke feat. rancore
dj myke feat. rancore
Eccoci giunti alla fine di questo mio esperimento, l’ultima casella del calendario dove c’è il cioccolatino più grande. La canzone di oggi non è la più bella, ma di sicuro è quella su cui ci sono da dire più cose.
Prima di entrare nel merito di questo capolavoro, vi segnalo che ho fatto un Google Form per poter raccogliere i vostri feedback su questo percorso. Appena avete tempo, senza fretta, vi chiedo la cortesia di compilarlo, così che io possa capire come migliorare e se riproporlo l’anno prossimo.
Torniamo a noi. Rancore ha vissuto il suo prime proprio quando le produzioni gliele curava Dj Myke, non so se abbiano litigato o meno, ma a vedere le date delle varie pubblicazioni, la loro lunga collaborazione potrebbe essere nata proprio da questo pezzo.
Direi di non perderci ulteriormente in chiacchiere, perché credetemi che oggi ne avremo per un po’.
La canzone è una sorta di adattamento rap delle due poesie di William Blake The Chimney Sweeper. Le poesie sono due, entrambe con lo stesso titolo, ma una è estratta dal ciclo ‘Songs of innocence’ e l’altra da ‘Songs of experience’.
Le due poesie di Blake raccontano di un fenomeno dell’epoca, ovvero lo sfruttamento di lavoro minorile, in particolare dell’impiego di giovanissimi orfani nella pulizia dei camini delle case. Infatti, per poter entrare nei camini era richiesto un fisico minuto visti gli spazi angusti. Inutile dire che è capitato spesso che i bambini nei camini ci morissero. Cadendo o in altri modi brutti.
I bambini impiegati in questo tipo di lavori però non si rendevano conto della loro condizione di vita, anche perché non avevano le capacità per capire che quello che facevano non fosse giusto, visto che questo scenario rappresentava la normalità in quel periodo. Solo crescendo ed entrando nell’adolescenza, i bambini si rendevano conto di ciò che erano costretti a fare. La prima fase della vita di questi bambini è trattata nella poesia estratta dalle Songs of Innocence, mentre l’adolescenza la troviamo nelle Songs of Experience.
Rancore, fa una cosa simile con questa canzone. Oltre a citare l’opera in sé, racchiude i concetti delle Songs of Innocence nella prima strofa e quelli delle Songs of Experience nella seconda.
Il brano si apre con il ritornello:
“A destra è tutto nero, tutto nero, tutto nero
A sinistra è tutto nero, tutto nero, tutto nero
In fondo a questo buio c'è una luce, è vero
Ma dietro è tutto nero, tutto nero, tutto nero”
Oltre a descrivere il punto di vista di un bambino che si trova dentro ad un camino, è una metafora per descrivere la prospettiva di vita di questi poveri orfanelli. A destra e a sinistra è tutto nero, quindi il loro presente è un disastro. In futuro, quando saranno troppo grandi per entrare nei camini, probabilmente ci sarà della speranza per loro, perché non saranno più costretti a fare questo lavoro. C'è una luce davanti a loro insomma.
Però dietro di loro è comunque tutto nero, il loro passato è triste tanto quanto il presente che stanno vivendo, visto che si trovano in quella condizione perché hanno perso i genitori.
La canzone è scritta tutta in prima persona, come se Rancore stesso si calasse nei panni di un piccolo spazzacamino.
“Da piccolo mi dissero di stare attento al cane
Da piccolo mi dissero che il bene non è il male
Da piccolo mi dissero che va all'inferno chi c'ha sempre fame
E in paradiso chi non ha mai avuto il pane”
Questa pseudo struttura anaforica della prima strofa, in cui viene ripetuto “da piccolo mi dissero…” vuole rappresentare in modo efficace il fatto che i bambini non si fanno troppe domande e prendono tutto per vero, perché nella loro innocenza non contemplano il raccontare bugie.
Anche nella poesia viene spiegato come ai bambini veniva detto che se avessero fatto bene il loro lavoro poi sarebbero andati in paradiso. Insomma venivano intortati per fargli accettare le condizioni disumane in cui dovevano lavorare. Così Rancore fa questo parallelismo con tutti quei concetti base che ci vengono inculcati dai nostri genitori, dagli insegnanti e dalla società in cui viviamo. A volte concetti così astratti e ideali, che faticano a trovare riscontro con la realtà. Ad esempio: “il bene non è il male”, come se nella vita fosse tutto o bianco o nero e fosse facile distinguere i buoni dai cattivi.
Il passaggio sull’inferno e il paradiso che ho riportato qui sopra è un chiaro riferimento biblico alla promessa che gli ultimi saranno i primi. Un'altra speranza che probabilmente veniva data a questi poveri bambini per farli lavorare e accettare la loro sofferenza.
Di fatto anche nella poesia si parla di come le bare dei bambini morti facendo questo lavoro, fossero aperte da un angelo con una chiave luccicante e poi condotti fino a Dio.
“Da piccolo mi dissero che qui nessuno è uguale agli altri
Che sulla Luna i salti son più alti
Che quella stella fissa sopra il cielo spesso danza
Per questo chi sta fisso sul terreno c'ha speranza
Da piccolo mi dissero che il mondo era bellissimo
Però secondo accordi è ora che ti importi dei rapporti
Da piccolo mi dissero che i morti
Ti stanno sempre a fianco solo se non te li scordi”
In tutta la strofa si mischiano un sacco di detti, di aforismi e di nozioni buttate lì senza troppo contesto, proprio come fanno gli adulti con noi quando siamo piccoli.
Ci riempiono di insegnamenti, nozioni approssimative sul funzionamento del mondo, cercano di aiutarci a leggere la realtà, imponendoci però dei pregiudizi spesso dannosi e limitanti per i nostri pensieri.
“In un modo si parla, in un altro si razzola
Che l'anima è un camino da pulire co' una spazzola
Ammassala la polvere in un angolo
E bisogna essere forti perché i maschi non piangono”
Qua viene spiegato il concetto di prima, ovvero che ai bambini veniva detto loro che sarebbero andati in paradiso se avessero fatto bene il loro lavoro. Come se pulendo il camino pulissero pure la loro anima. E quel “i maschi non piangono” è uno dei concetti dannosi di cui parlavo prima, ma soprattutto è un altro modo sbrigativo ed efficace per dire ai bambini di sopportare il dolore che stanno provando. O quantomeno di non piangere perché il pianto dei bambini è fastidioso.
Dopo il ritornello c’è un bridge dove Rancore proprio si rivolge a questo Dio che dovrebbe accoglierlo in paradiso visto tutto quello che sta passando. Tuttavia, giorno dopo giorno, la sofferenza non diminuisce e lecitamente impreca:
“Dio, dimmi dove sei
Troppo lontano dai problemi miei
Se io non li avvicino”
C’è anche un riferimento a Mary Poppins, che forse inevitabile citare se si parla di spazzacamini:
“Oggi sceglierò le spazzole proprio a puntino
E sin da piccolo sono il mio piccolo spazzacamino”
Mary Poppins è anche citato all’inizio della canzone quando nello skit Rancore dice “è proprio buio da far paura lassù”.
Nella seconda strofa abbiamo detto che si passa all’adolescenza, o per lo meno il bambino cresce e inizia farsi domande. Fa un po’ di esperienze e ne trae le sue conclusioni.
“A volte con la testa mia ci parlo
A volte questo buio mi sforzo ad osservarlo”
Inizia a sviluppare una sua coscienza, inizia ad osservare questo buio, che abbiamo detto prima essere una metafora delle condizioni in cui si trova a vivere. Lo osserva bene e capisce che probabilmente non è normale e non è giusto che viva così.
“A volte questo freddo ghiaccia tutto a zero gradi”
Qui secondo me gioca sul significato del termine ‘esperienza’. Esperienza intesa sia come una cosa vissuta, sia come un esperimento. L’accorgersi che l’acqua ghiaccia a zero gradi è una cosa che ha imparato osservando il mondo, non come quando gli hanno detto che i salti sulla luna sono più alti.
“Avanti tira i dadi, ti dico un mio segreto
Io esco con la pioggia, mi fa sentire vetro”
"Esco con la pioggia perché mi fa sentire vetro" credo voglia dire che si sente trasparente come il vetro, quindi si sente se stesso. Io l’ho interpretato come se lui aspettasse la pioggia per poter piangere, così da riuscire a nascondere le sue lacrime, visto che come diceva prima, gli è stato detto che i maschi non piangono.
“Più dico che all'immagine di Dio non ci credo
Più trasparente e fragile, mi sento solo e prego”
Proprio quando cerca di convincersi che tutte le cose che gli hanno detto sono false, si accorge del vuoto che gli si crea sotto i piedi per la scomparsa di queste certezze. Più dice che tutte le storie che gli hanno detto su Dio sono finte, più si sente in colpa di averlo pensato e torna a chiedere scusa pregando. È una descrizione accuratissima di un passaggio necessario della vita di un credente che smette di credere in Dio. L’abbandono di una certezza rassicurante per abbracciare la paura, l’ignoto, il buio.
Di nuovo questa contrapposizione fra adolescenza, coraggio di rinnegare tutto, paura dell’ignoto e rassicurazione data da delle false certezze è espressa benissimo con queste barre:
“La strada è strada e nulla puoi risolvere
Diventa grande, abbandona il sangue, c'hai le gambe
Allora inizia a correre contro il temporale e il mare mosso
A Natale lo spazzacamino avrà un regalo grosso
Se quando scenderà Babbo Natale dal camino
Noterà pulito il suo vestito nuovo e rosso”
I primi tre versi cercano di comunicarci che lui cerca di farsi coraggio, di mettere da parte il suo passato disastrato. Dopotutto la strada della vita si può percorrere solo in un senso e quel che è fatto è fatto. Diventa grande! Cresci! Prenditi le tue responsabilità! Parla da solo. Correre contro il temporale e il mare mosso simboleggiano invece la fatica e le sfide che ti presenta la vita quando cerchi di uscire dalla tua zona di comfort e ti metti in gioco.
Gli altri tre versi raccontano invece di come lui si senta rassicurato dal pensiero che gli spetterà una ricompensa, ma solo se avrà fatto il suo lavoro così bene a tal punto che Babbo Natale non si sporcherà scendendo dal camino.
Babbo Natale e i regali richiamano anche una dimensione infantile di credenze in cose assurde e false, così come nella gratificazione istantanea che ti può dare un regalo.
Dopo ancora un ritornello e un bridge, troviamo un altro bridge che recita:
“Dio, Dio lo spazzacamino sta nel camino
Senti un po' che strofinìo!”
Potete dirmi quello che volete, ma a me sembra un riferimento al famoso “weep! weep! weep!” della poesia di Blake. Mi spiego meglio. Nella poesia viene fatto un gioco di parole fra il verbo ‘to weep’ e il verbo ‘to sweep’, che significano rispettivamente ‘piangere’ e ‘spazzare’. Quel “weep! weep! weep!” è una sorta di onomatopea del pianto di un bambino. Rancore calca l’accento sulla ‘ì’ di ‘strofinìo’ e di ‘Dìo’, come se volesse far anche lui far suonare il più uguale possibile le imprecazioni del bambino che disperato cerca Dio e il suo strofinare il camino. Si passa così da “weep/sweep” a “Dio/strofinio”.
Continua a ripetere così tante volte 'Dio', 'Mio Dio' e strofinio che sembrano quasi un lamento, quasi un pianto. Proprio come quel “weep! weep! weep!”
Notate anche come Rancore sembri arrabbiarsi sempr di più ogni ritornello e dopo ogni bridge dove implora Dio di aiutarlo.
Che dire amici ed amiche, con questo capolavoro si conclude Advent Soundtrack. Devo dire che sono
piuttosto soddisfatto di quello che ne è uscito e delle risposte che ho ricevuto.
Ricordatevi di compilare il form e se vi va scrivetemi per dirmi un po’ com’è andata.
Eccoci giunti alla fine di questo mio esperimento, l’ultima casella del calendario dove c’è il cioccolatino più grande. La canzone di oggi non è la più bella, ma di sicuro è quella su cui ci sono da dire più cose.
Prima di entrare nel merito di questo capolavoro, vi segnalo che ho fatto un Google Form per poter raccogliere i vostri feedback su questo percorso. Appena avete tempo, senza fretta, vi chiedo la cortesia di compilarlo, così che io possa capire come migliorare e se riproporlo l’anno prossimo.
Torniamo a noi. Rancore ha vissuto il suo prime proprio quando le produzioni gliele curava Dj Myke, non so se abbiano litigato o meno, ma a vedere le date delle varie pubblicazioni, la loro lunga collaborazione potrebbe essere nata proprio da questo pezzo.
Direi di non perderci ulteriormente in chiacchiere, perché credetemi che oggi ne avremo per un po’.
La canzone è una sorta di adattamento rap delle due poesie di William Blake The Chimney Sweeper. Le poesie sono due, entrambe con lo stesso titolo, ma una è estratta dal ciclo ‘Songs of innocence’ e l’altra da ‘Songs of experience’.
Le due poesie di Blake raccontano di un fenomeno dell’epoca, ovvero lo sfruttamento di lavoro minorile, in particolare dell’impiego di giovanissimi orfani nella pulizia dei camini delle case. Infatti, per poter entrare nei camini era richiesto un fisico minuto visti gli spazi angusti. Inutile dire che è capitato spesso che i bambini nei camini ci morissero. Cadendo o in altri modi brutti.
I bambini impiegati in questo tipo di lavori però non si rendevano conto della loro condizione di vita, anche perché non avevano le capacità per capire che quello che facevano non fosse giusto, visto che questo scenario rappresentava la normalità in quel periodo. Solo crescendo ed entrando nell’adolescenza, i bambini si rendevano conto di ciò che erano costretti a fare. La prima fase della vita di questi bambini è trattata nella poesia estratta dalle Songs of Innocence, mentre l’adolescenza la troviamo nelle Songs of Experience.
Rancore, fa una cosa simile con questa canzone. Oltre a citare l’opera in sé, racchiude i concetti delle Songs of Innocence nella prima strofa e quelli delle Songs of Experience nella seconda.
Il brano si apre con il ritornello:
“A destra è tutto nero, tutto nero, tutto nero
A sinistra è tutto nero, tutto nero, tutto nero
In fondo a questo buio c'è una luce, è vero
Ma dietro è tutto nero, tutto nero, tutto nero”
Oltre a descrivere il punto di vista di un bambino che si trova dentro ad un camino, è una metafora per descrivere la prospettiva di vita di questi poveri orfanelli. A destra e a sinistra è tutto nero, quindi il loro presente è un disastro. In futuro, quando saranno troppo grandi per entrare nei camini, probabilmente ci sarà della speranza per loro, perché non saranno più costretti a fare questo lavoro. C'è una luce davanti a loro insomma.
Però dietro di loro è comunque tutto nero, il loro passato è triste tanto quanto il presente che stanno vivendo, visto che si trovano in quella condizione perché hanno perso i genitori.
La canzone è scritta tutta in prima persona, come se Rancore stesso si calasse nei panni di un piccolo spazzacamino.
“Da piccolo mi dissero di stare attento al cane
Da piccolo mi dissero che il bene non è il male
Da piccolo mi dissero che va all'inferno chi c'ha sempre fame
E in paradiso chi non ha mai avuto il pane”
Questa pseudo struttura anaforica della prima strofa, in cui viene ripetuto “da piccolo mi dissero…” vuole rappresentare in modo efficace il fatto che i bambini non si fanno troppe domande e prendono tutto per vero, perché nella loro innocenza non contemplano il raccontare bugie.
Anche nella poesia viene spiegato come ai bambini veniva detto che se avessero fatto bene il loro lavoro poi sarebbero andati in paradiso. Insomma venivano intortati per fargli accettare le condizioni disumane in cui dovevano lavorare. Così Rancore fa questo parallelismo con tutti quei concetti base che ci vengono inculcati dai nostri genitori, dagli insegnanti e dalla società in cui viviamo. A volte concetti così astratti e ideali, che faticano a trovare riscontro con la realtà. Ad esempio: “il bene non è il male”, come se nella vita fosse tutto o bianco o nero e fosse facile distinguere i buoni dai cattivi.
Il passaggio sull’inferno e il paradiso che ho riportato qui sopra è un chiaro riferimento biblico alla promessa che gli ultimi saranno i primi. Un'altra speranza che probabilmente veniva data a questi poveri bambini per farli lavorare e accettare la loro sofferenza.
Di fatto anche nella poesia si parla di come le bare dei bambini morti facendo questo lavoro, fossero aperte da un angelo con una chiave luccicante e poi condotti fino a Dio.
“Da piccolo mi dissero che qui nessuno è uguale agli altri
Che sulla Luna i salti son più alti
Che quella stella fissa sopra il cielo spesso danza
Per questo chi sta fisso sul terreno c'ha speranza
Da piccolo mi dissero che il mondo era bellissimo
Però secondo accordi è ora che ti importi dei rapporti
Da piccolo mi dissero che i morti
Ti stanno sempre a fianco solo se non te li scordi”
In tutta la strofa si mischiano un sacco di detti, di aforismi e di nozioni buttate lì senza troppo contesto, proprio come fanno gli adulti con noi quando siamo piccoli.
Ci riempiono di insegnamenti, nozioni approssimative sul funzionamento del mondo, cercano di aiutarci a leggere la realtà, imponendoci però dei pregiudizi spesso dannosi e limitanti per i nostri pensieri.
“In un modo si parla, in un altro si razzola
Che l'anima è un camino da pulire co' una spazzola
Ammassala la polvere in un angolo
E bisogna essere forti perché i maschi non piangono”
Qua viene spiegato il concetto di prima, ovvero che ai bambini veniva detto loro che sarebbero andati in paradiso se avessero fatto bene il loro lavoro. Come se pulendo il camino pulissero pure la loro anima. E quel “i maschi non piangono” è uno dei concetti dannosi di cui parlavo prima, ma soprattutto è un altro modo sbrigativo ed efficace per dire ai bambini di sopportare il dolore che stanno provando. O quantomeno di non piangere perché il pianto dei bambini è fastidioso.
Dopo il ritornello c’è un bridge dove Rancore proprio si rivolge a questo Dio che dovrebbe accoglierlo in paradiso visto tutto quello che sta passando. Tuttavia, giorno dopo giorno, la sofferenza non diminuisce e lecitamente impreca:
“Dio, dimmi dove sei
Troppo lontano dai problemi miei
Se io non li avvicino”
C’è anche un riferimento a Mary Poppins, che forse inevitabile citare se si parla di spazzacamini:
“Oggi sceglierò le spazzole proprio a puntino
E sin da piccolo sono il mio piccolo spazzacamino”
Mary Poppins è anche citato all’inizio della canzone quando nello skit Rancore dice “è proprio buio da far paura lassù”.
Nella seconda strofa abbiamo detto che si passa all’adolescenza, o per lo meno il bambino cresce e inizia farsi domande. Fa un po’ di esperienze e ne trae le sue conclusioni.
“A volte con la testa mia ci parlo
A volte questo buio mi sforzo ad osservarlo”
Inizia a sviluppare una sua coscienza, inizia ad osservare questo buio, che abbiamo detto prima essere una metafora delle condizioni in cui si trova a vivere. Lo osserva bene e capisce che probabilmente non è normale e non è giusto che viva così.
“A volte questo freddo ghiaccia tutto a zero gradi”
Qui secondo me gioca sul significato del termine ‘esperienza’. Esperienza intesa sia come una cosa vissuta, sia come un esperimento. L’accorgersi che l’acqua ghiaccia a zero gradi è una cosa che ha imparato osservando il mondo, non come quando gli hanno detto che i salti sulla luna sono più alti.
“Avanti tira i dadi, ti dico un mio segreto
Io esco con la pioggia, mi fa sentire vetro”
"Esco con la pioggia perché mi fa sentire vetro" credo voglia dire che si sente trasparente come il vetro, quindi si sente se stesso. Io l’ho interpretato come se lui aspettasse la pioggia per poter piangere, così da riuscire a nascondere le sue lacrime, visto che come diceva prima, gli è stato detto che i maschi non piangono.
“Più dico che all'immagine di Dio non ci credo
Più trasparente e fragile, mi sento solo e prego”
Proprio quando cerca di convincersi che tutte le cose che gli hanno detto sono false, si accorge del vuoto che gli si crea sotto i piedi per la scomparsa di queste certezze. Più dice che tutte le storie che gli hanno detto su Dio sono finte, più si sente in colpa di averlo pensato e torna a chiedere scusa pregando. È una descrizione accuratissima di un passaggio necessario della vita di un credente che smette di credere in Dio. L’abbandono di una certezza rassicurante per abbracciare la paura, l’ignoto, il buio.
Di nuovo questa contrapposizione fra adolescenza, coraggio di rinnegare tutto, paura dell’ignoto e rassicurazione data da delle false certezze è espressa benissimo con queste barre:
“La strada è strada e nulla puoi risolvere
Diventa grande, abbandona il sangue, c'hai le gambe
Allora inizia a correre contro il temporale e il mare mosso
A Natale lo spazzacamino avrà un regalo grosso
Se quando scenderà Babbo Natale dal camino
Noterà pulito il suo vestito nuovo e rosso”
I primi tre versi cercano di comunicarci che lui cerca di farsi coraggio, di mettere da parte il suo passato disastrato. Dopotutto la strada della vita si può percorrere solo in un senso e quel che è fatto è fatto. Diventa grande! Cresci! Prenditi le tue responsabilità! Parla da solo. Correre contro il temporale e il mare mosso simboleggiano invece la fatica e le sfide che ti presenta la vita quando cerchi di uscire dalla tua zona di comfort e ti metti in gioco.
Gli altri tre versi raccontano invece di come lui si senta rassicurato dal pensiero che gli spetterà una ricompensa, ma solo se avrà fatto il suo lavoro così bene a tal punto che Babbo Natale non si sporcherà scendendo dal camino.
Babbo Natale e i regali richiamano anche una dimensione infantile di credenze in cose assurde e false, così come nella gratificazione istantanea che ti può dare un regalo.
Dopo ancora un ritornello e un bridge, troviamo un altro bridge che recita:
“Dio, Dio lo spazzacamino sta nel camino
Senti un po' che strofinìo!”
Potete dirmi quello che volete, ma a me sembra un riferimento al famoso “weep! weep! weep!” della poesia di Blake. Mi spiego meglio. Nella poesia viene fatto un gioco di parole fra il verbo ‘to weep’ e il verbo ‘to sweep’, che significano rispettivamente ‘piangere’ e ‘spazzare’. Quel “weep! weep! weep!” è una sorta di onomatopea del pianto di un bambino. Rancore calca l’accento sulla ‘ì’ di ‘strofinìo’ e di ‘Dìo’, come se volesse far anche lui far suonare il più uguale possibile le imprecazioni del bambino che disperato cerca Dio e il suo strofinare il camino. Si passa così da “weep/sweep” a “Dio/strofinio”.
Continua a ripetere così tante volte 'Dio', 'Mio Dio' e strofinio che sembrano quasi un lamento, quasi un pianto. Proprio come quel “weep! weep! weep!”
Notate anche come Rancore sembri arrabbiarsi sempr di più ogni ritornello e dopo ogni bridge dove implora Dio di aiutarlo.
Che dire amici ed amiche, con questo capolavoro si conclude Advent Soundtrack. Devo dire che sono
piuttosto soddisfatto di quello che ne è uscito e delle risposte che ho ricevuto.
Ricordatevi di compilare il form e se vi va scrivetemi per dirmi un po’ com’è andata.
Eccoci giunti alla fine di questo mio esperimento, l’ultima casella del calendario dove c’è il cioccolatino più grande. La canzone di oggi non è la più bella, ma di sicuro è quella su cui ci sono da dire più cose.
Prima di entrare nel merito di questo capolavoro, vi segnalo che ho fatto un Google Form per poter raccogliere i vostri feedback su questo percorso. Appena avete tempo, senza fretta, vi chiedo la cortesia di compilarlo, così che io possa capire come migliorare e se riproporlo l’anno prossimo.
Torniamo a noi. Rancore ha vissuto il suo prime proprio quando le produzioni gliele curava Dj Myke, non so se abbiano litigato o meno, ma a vedere le date delle varie pubblicazioni, la loro lunga collaborazione potrebbe essere nata proprio da questo pezzo.
Direi di non perderci ulteriormente in chiacchiere, perché credetemi che oggi ne avremo per un po’.
La canzone è una sorta di adattamento rap delle due poesie di William Blake The Chimney Sweeper. Le poesie sono due, entrambe con lo stesso titolo, ma una è estratta dal ciclo ‘Songs of innocence’ e l’altra da ‘Songs of experience’.
Le due poesie di Blake raccontano di un fenomeno dell’epoca, ovvero lo sfruttamento di lavoro minorile, in particolare dell’impiego di giovanissimi orfani nella pulizia dei camini delle case. Infatti, per poter entrare nei camini era richiesto un fisico minuto visti gli spazi angusti. Inutile dire che è capitato spesso che i bambini nei camini ci morissero. Cadendo o in altri modi brutti.
I bambini impiegati in questo tipo di lavori però non si rendevano conto della loro condizione di vita, anche perché non avevano le capacità per capire che quello che facevano non fosse giusto, visto che questo scenario rappresentava la normalità in quel periodo. Solo crescendo ed entrando nell’adolescenza, i bambini si rendevano conto di ciò che erano costretti a fare. La prima fase della vita di questi bambini è trattata nella poesia estratta dalle Songs of Innocence, mentre l’adolescenza la troviamo nelle Songs of Experience.
Rancore, fa una cosa simile con questa canzone. Oltre a citare l’opera in sé, racchiude i concetti delle Songs of Innocence nella prima strofa e quelli delle Songs of Experience nella seconda.
Il brano si apre con il ritornello:
“A destra è tutto nero, tutto nero, tutto nero
A sinistra è tutto nero, tutto nero, tutto nero
In fondo a questo buio c'è una luce, è vero
Ma dietro è tutto nero, tutto nero, tutto nero”
Oltre a descrivere il punto di vista di un bambino che si trova dentro ad un camino, è una metafora per descrivere la prospettiva di vita di questi poveri orfanelli. A destra e a sinistra è tutto nero, quindi il loro presente è un disastro. In futuro, quando saranno troppo grandi per entrare nei camini, probabilmente ci sarà della speranza per loro, perché non saranno più costretti a fare questo lavoro. C'è una luce davanti a loro insomma.
Però dietro di loro è comunque tutto nero, il loro passato è triste tanto quanto il presente che stanno vivendo, visto che si trovano in quella condizione perché hanno perso i genitori.
La canzone è scritta tutta in prima persona, come se Rancore stesso si calasse nei panni di un piccolo spazzacamino.
“Da piccolo mi dissero di stare attento al cane
Da piccolo mi dissero che il bene non è il male
Da piccolo mi dissero che va all'inferno chi c'ha sempre fame
E in paradiso chi non ha mai avuto il pane”
Questa pseudo struttura anaforica della prima strofa, in cui viene ripetuto “da piccolo mi dissero…” vuole rappresentare in modo efficace il fatto che i bambini non si fanno troppe domande e prendono tutto per vero, perché nella loro innocenza non contemplano il raccontare bugie.
Anche nella poesia viene spiegato come ai bambini veniva detto che se avessero fatto bene il loro lavoro poi sarebbero andati in paradiso. Insomma venivano intortati per fargli accettare le condizioni disumane in cui dovevano lavorare. Così Rancore fa questo parallelismo con tutti quei concetti base che ci vengono inculcati dai nostri genitori, dagli insegnanti e dalla società in cui viviamo. A volte concetti così astratti e ideali, che faticano a trovare riscontro con la realtà. Ad esempio: “il bene non è il male”, come se nella vita fosse tutto o bianco o nero e fosse facile distinguere i buoni dai cattivi.
Il passaggio sull’inferno e il paradiso che ho riportato qui sopra è un chiaro riferimento biblico alla promessa che gli ultimi saranno i primi. Un'altra speranza che probabilmente veniva data a questi poveri bambini per farli lavorare e accettare la loro sofferenza.
Di fatto anche nella poesia si parla di come le bare dei bambini morti facendo questo lavoro, fossero aperte da un angelo con una chiave luccicante e poi condotti fino a Dio.
“Da piccolo mi dissero che qui nessuno è uguale agli altri
Che sulla Luna i salti son più alti
Che quella stella fissa sopra il cielo spesso danza
Per questo chi sta fisso sul terreno c'ha speranza
Da piccolo mi dissero che il mondo era bellissimo
Però secondo accordi è ora che ti importi dei rapporti
Da piccolo mi dissero che i morti
Ti stanno sempre a fianco solo se non te li scordi”
In tutta la strofa si mischiano un sacco di detti, di aforismi e di nozioni buttate lì senza troppo contesto, proprio come fanno gli adulti con noi quando siamo piccoli.
Ci riempiono di insegnamenti, nozioni approssimative sul funzionamento del mondo, cercano di aiutarci a leggere la realtà, imponendoci però dei pregiudizi spesso dannosi e limitanti per i nostri pensieri.
“In un modo si parla, in un altro si razzola
Che l'anima è un camino da pulire co' una spazzola
Ammassala la polvere in un angolo
E bisogna essere forti perché i maschi non piangono”
Qua viene spiegato il concetto di prima, ovvero che ai bambini veniva detto loro che sarebbero andati in paradiso se avessero fatto bene il loro lavoro. Come se pulendo il camino pulissero pure la loro anima. E quel “i maschi non piangono” è uno dei concetti dannosi di cui parlavo prima, ma soprattutto è un altro modo sbrigativo ed efficace per dire ai bambini di sopportare il dolore che stanno provando. O quantomeno di non piangere perché il pianto dei bambini è fastidioso.
Dopo il ritornello c’è un bridge dove Rancore proprio si rivolge a questo Dio che dovrebbe accoglierlo in paradiso visto tutto quello che sta passando. Tuttavia, giorno dopo giorno, la sofferenza non diminuisce e lecitamente impreca:
“Dio, dimmi dove sei
Troppo lontano dai problemi miei
Se io non li avvicino”
C’è anche un riferimento a Mary Poppins, che forse inevitabile citare se si parla di spazzacamini:
“Oggi sceglierò le spazzole proprio a puntino
E sin da piccolo sono il mio piccolo spazzacamino”
Mary Poppins è anche citato all’inizio della canzone quando nello skit Rancore dice “è proprio buio da far paura lassù”.
Nella seconda strofa abbiamo detto che si passa all’adolescenza, o per lo meno il bambino cresce e inizia farsi domande. Fa un po’ di esperienze e ne trae le sue conclusioni.
“A volte con la testa mia ci parlo
A volte questo buio mi sforzo ad osservarlo”
Inizia a sviluppare una sua coscienza, inizia ad osservare questo buio, che abbiamo detto prima essere una metafora delle condizioni in cui si trova a vivere. Lo osserva bene e capisce che probabilmente non è normale e non è giusto che viva così.
“A volte questo freddo ghiaccia tutto a zero gradi”
Qui secondo me gioca sul significato del termine ‘esperienza’. Esperienza intesa sia come una cosa vissuta, sia come un esperimento. L’accorgersi che l’acqua ghiaccia a zero gradi è una cosa che ha imparato osservando il mondo, non come quando gli hanno detto che i salti sulla luna sono più alti.
“Avanti tira i dadi, ti dico un mio segreto
Io esco con la pioggia, mi fa sentire vetro”
"Esco con la pioggia perché mi fa sentire vetro" credo voglia dire che si sente trasparente come il vetro, quindi si sente se stesso. Io l’ho interpretato come se lui aspettasse la pioggia per poter piangere, così da riuscire a nascondere le sue lacrime, visto che come diceva prima, gli è stato detto che i maschi non piangono.
“Più dico che all'immagine di Dio non ci credo
Più trasparente e fragile, mi sento solo e prego”
Proprio quando cerca di convincersi che tutte le cose che gli hanno detto sono false, si accorge del vuoto che gli si crea sotto i piedi per la scomparsa di queste certezze. Più dice che tutte le storie che gli hanno detto su Dio sono finte, più si sente in colpa di averlo pensato e torna a chiedere scusa pregando. È una descrizione accuratissima di un passaggio necessario della vita di un credente che smette di credere in Dio. L’abbandono di una certezza rassicurante per abbracciare la paura, l’ignoto, il buio.
Di nuovo questa contrapposizione fra adolescenza, coraggio di rinnegare tutto, paura dell’ignoto e rassicurazione data da delle false certezze è espressa benissimo con queste barre:
“La strada è strada e nulla puoi risolvere
Diventa grande, abbandona il sangue, c'hai le gambe
Allora inizia a correre contro il temporale e il mare mosso
A Natale lo spazzacamino avrà un regalo grosso
Se quando scenderà Babbo Natale dal camino
Noterà pulito il suo vestito nuovo e rosso”
I primi tre versi cercano di comunicarci che lui cerca di farsi coraggio, di mettere da parte il suo passato disastrato. Dopotutto la strada della vita si può percorrere solo in un senso e quel che è fatto è fatto. Diventa grande! Cresci! Prenditi le tue responsabilità! Parla da solo. Correre contro il temporale e il mare mosso simboleggiano invece la fatica e le sfide che ti presenta la vita quando cerchi di uscire dalla tua zona di comfort e ti metti in gioco.
Gli altri tre versi raccontano invece di come lui si senta rassicurato dal pensiero che gli spetterà una ricompensa, ma solo se avrà fatto il suo lavoro così bene a tal punto che Babbo Natale non si sporcherà scendendo dal camino.
Babbo Natale e i regali richiamano anche una dimensione infantile di credenze in cose assurde e false, così come nella gratificazione istantanea che ti può dare un regalo.
Dopo ancora un ritornello e un bridge, troviamo un altro bridge che recita:
“Dio, Dio lo spazzacamino sta nel camino
Senti un po' che strofinìo!”
Potete dirmi quello che volete, ma a me sembra un riferimento al famoso “weep! weep! weep!” della poesia di Blake. Mi spiego meglio. Nella poesia viene fatto un gioco di parole fra il verbo ‘to weep’ e il verbo ‘to sweep’, che significano rispettivamente ‘piangere’ e ‘spazzare’. Quel “weep! weep! weep!” è una sorta di onomatopea del pianto di un bambino. Rancore calca l’accento sulla ‘ì’ di ‘strofinìo’ e di ‘Dìo’, come se volesse far anche lui far suonare il più uguale possibile le imprecazioni del bambino che disperato cerca Dio e il suo strofinare il camino. Si passa così da “weep/sweep” a “Dio/strofinio”.
Continua a ripetere così tante volte 'Dio', 'Mio Dio' e strofinio che sembrano quasi un lamento, quasi un pianto. Proprio come quel “weep! weep! weep!”
Notate anche come Rancore sembri arrabbiarsi sempr di più ogni ritornello e dopo ogni bridge dove implora Dio di aiutarlo.
Che dire amici ed amiche, con questo capolavoro si conclude Advent Soundtrack. Devo dire che sono
piuttosto soddisfatto di quello che ne è uscito e delle risposte che ho ricevuto.
Ricordatevi di compilare il form e se vi va scrivetemi per dirmi un po’ com’è andata.
Angolo del fastidio
Angolo del fastidio
Angolo del fastidio
Come regalo oggi non mi lamento, perché dai di cosa ti vuoi lamentare quando hai davanti una canzone del genere?
Come regalo oggi non mi lamento, perché dai di cosa ti vuoi lamentare quando hai davanti una canzone del genere?
Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
prossimo calendario
prossimo calendario
prossimo calendario
149D 12H 30M 37S
149D 12H 30M 37S
149D 12H 30M 37S