


14 dicembre
14 dicembre
advent soundtrack
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di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Bene, bene. Da oggi siamo ufficialmente più vicini alla fine che all’inizio dell’avvento e quindi anche di questo esperimento.
Ed è proprio l’inizio della fine che mi dice che i tempi sono ormai maturi e il momento è giunto: bisogna fare le seghe a I Cani. I Cani con le iniziali maiuscole però, non gli animali migliori amici dell’uomo.
Per quanto ritengo che Nicolò Contessa, il frontman di questa band incredibile sia Re Mida, non voglio esagerare con il parlare di lui o del resto del gruppo perché su questo pezzo c’è tanto da dire.
Dico solo che riescono ad abbinare sonorità allegre e coinvolgenti con delle lyrics molto canticchiabili, ma molto spesso pesantissime.
Come vi dissi il primo giorno, questo secondo me dovrebbe essere ciò a cui tendere se si vuole fare pop. Sono proprio contento quando si riesce ad offrire più modi di fruire della stessa canzone. Un po’ come quelle giacche 3 in 1 che le puoi usare come giacche impermeabili, come piumino caldo oppure unire le due cose per quando piove e fa freddo.
Ora però, lasciatemi che vi parli di questo capolavoro.
Spesso non è facile riuscire a dire qualcosa di veramente profondo in una canzone in maniera efficace. Spesso il formato canzone ti impone di essere orecchiabile, ti impone una metrica da rispettare, delle melodie e tutto questo si riflette per forza di cose sulla scelta delle parole da mettere in un testo. Spesso, per questi motivi, i testi finiscono per dire le cose a metà accennando solamente a dei concetti, senza andarci fino in fondo.
Inutile dirvi, che non è il caso di San Lorenzo.
Questa canzone è piuttosto nichilista e come ogni cosa nichilista, la si può prendere in due modi:
Ci si deprime
Ci si sente sollevati da un peso enorme.
Io tendenzialmente appartengo alla categoria di persone che reagisce nel secondo modo ed è uno dei motivi per cui adoro questa canzone.
Mi spiego meglio. Ciò che ci vuole comunicare questa canzone è che l’universo è talmente grande che noi siamo insignificanti. Le nostre scelte, i nostri desideri, le nostre ambizioni, sono insignificanti. Le nostre vite sono insignificanti se paragonate all’infinito.
Ma come si fa a comunicare questo concetto in una canzone? Facile (no, non lo è), basta parlare di cosa facciamo quando vediamo cadere dei meteoriti la notte di San Lorenzo.
La prima strofa comincia così:
“L'energia e la massa che in realtà sono la stessa cosa
Curvano lo spazio e conseguentemente anche la luce
Giunge fino a noi distorta nella forma e nel colore
Dopo avere attraversato per millenni le galassie”
Insomma, oltre ad essere sconfinato questo universo, è anche mosso da forze che hanno ben poco a vedere con le nostre superstizioni. Alcune cose che vediamo non solo sono lontanissime, ma sono pure successe chissà quanti anni fa.
Ma nonostante ciò:
“Per una notte ogni 10 agosto noi lanciamo
Ogni sorta di richieste a dei meteoriti ignari
E scrutiamo il cielo concentrandoci sui fatti nostri
Invece di pensare a quanto poco siamo rilevanti”
L’osservare le stelle, l’immensità del cielo o i meteoriti che cadono e a noi sembrano solo dei puntini, dovrebbe farci far riflettere su quanto contiamo poco in questo universo. Invece no, cosa facciamo noi? Esprimiamo dei desideri, lanciando “ogni sorta di richieste a dei meteoriti ignari”. Ma non ci accontentiamo mica di farlo se per caso ne vediamo uno. Ci organizziamo per poterne vedere quanti più possibili per esprimere altrettanti desideri.
Il ritornello è un gioiello.
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti
Quindi andare a chiedere favori alle stelle cadenti
Non è tanto di cattivo gusto quanto arrogante”
Quello che dicevo prima. Tutto ciò che ci circonda ragiona su termini di tempo e di spazio che neanche riusciamo ad immaginare. Cosa sono le durate delle nostre vite paragonate a tutto questo?
Solo a noi stessi frega di noi. Forse a qualche altra persona, ma di certo l’universo “se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti”. Sì, perché poi le cose che chiediamo quando esprimiamo i desideri son sempre quelle.
L’ultimo verso è un po’ giudicante verso questo nostro comportamento.
Infatti, il punto è che questa nostra usanza di esprimere un desiderio quando vediamo una stella cadente, non è tanto una cosa stupida, ma è arrogante. Forse si tratta dell’apoteosi della nostra presunzione in quanto esseri umani di essere speciali. Speciali a tal punto che pure i meteoriti dovrebbero ascoltarci.
“Ogni po' di anni ovvero circa dodici miliardi
Una stella implode trasformandosi in un buco nero
Che risucchia via qualunque cosa sia nell'orizzonte
Fino a quando l'entropia non prenderà il sopravvento”
Ricordo che mia sorella (astrofisica e cosmologa per chi non lo sapesse) rimase un po’ perplessa dalle tempistiche citate qua sopra, quindi non entreremo nel merito.
Le cose su cui volevo invece concentrarmi sono il buco nero e l’entropia che prenderà il sopravvento.
Sì, perché non importa quanto facciamo in questa vita, quanto lasceremo alle generazioni che verranno. Prima o poi sparirà tutto. Anche questa newsletter.
La traccia si chiude ripetendo qualche volta il ritornello, con la solita variazione tipica del terzo ritornello delle canzoni indie.
Infatti
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti”
Diventa
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E sputa in faccia alla mia meschinità e all'individualismo”
Giusto a ribadire quanto sia stupido pensarci come individui piuttosto che parte di qualcosa di più grande.
Qualcosa di gigantesco, anzi.
Se la canzone vi è piaciuta, ma non avevate ancora fatto i conti con la vostra irrilevanza in questo universo, potrete comunque continuare a canticchiare la canzone senza pensare troppo a cosa state dicendo.
Anche se, ogni tanto, fa bene ricordarci quanto non contiamo nulla. Soprattutto quando ci sembra di dover sopportare solo noi il peso dell’umanità intera o quando sentiamo che le aspettative della società in cui viviamo stanno compromettendo il nostro modo di vivere le nostre vite.
Bene, bene. Da oggi siamo ufficialmente più vicini alla fine che all’inizio dell’avvento e quindi anche di questo esperimento.
Ed è proprio l’inizio della fine che mi dice che i tempi sono ormai maturi e il momento è giunto: bisogna fare le seghe a I Cani. I Cani con le iniziali maiuscole però, non gli animali migliori amici dell’uomo.
Per quanto ritengo che Nicolò Contessa, il frontman di questa band incredibile sia Re Mida, non voglio esagerare con il parlare di lui o del resto del gruppo perché su questo pezzo c’è tanto da dire.
Dico solo che riescono ad abbinare sonorità allegre e coinvolgenti con delle lyrics molto canticchiabili, ma molto spesso pesantissime.
Come vi dissi il primo giorno, questo secondo me dovrebbe essere ciò a cui tendere se si vuole fare pop. Sono proprio contento quando si riesce ad offrire più modi di fruire della stessa canzone. Un po’ come quelle giacche 3 in 1 che le puoi usare come giacche impermeabili, come piumino caldo oppure unire le due cose per quando piove e fa freddo.
Ora però, lasciatemi che vi parli di questo capolavoro.
Spesso non è facile riuscire a dire qualcosa di veramente profondo in una canzone in maniera efficace. Spesso il formato canzone ti impone di essere orecchiabile, ti impone una metrica da rispettare, delle melodie e tutto questo si riflette per forza di cose sulla scelta delle parole da mettere in un testo. Spesso, per questi motivi, i testi finiscono per dire le cose a metà accennando solamente a dei concetti, senza andarci fino in fondo.
Inutile dirvi, che non è il caso di San Lorenzo.
Questa canzone è piuttosto nichilista e come ogni cosa nichilista, la si può prendere in due modi:
Ci si deprime
Ci si sente sollevati da un peso enorme.
Io tendenzialmente appartengo alla categoria di persone che reagisce nel secondo modo ed è uno dei motivi per cui adoro questa canzone.
Mi spiego meglio. Ciò che ci vuole comunicare questa canzone è che l’universo è talmente grande che noi siamo insignificanti. Le nostre scelte, i nostri desideri, le nostre ambizioni, sono insignificanti. Le nostre vite sono insignificanti se paragonate all’infinito.
Ma come si fa a comunicare questo concetto in una canzone? Facile (no, non lo è), basta parlare di cosa facciamo quando vediamo cadere dei meteoriti la notte di San Lorenzo.
La prima strofa comincia così:
“L'energia e la massa che in realtà sono la stessa cosa
Curvano lo spazio e conseguentemente anche la luce
Giunge fino a noi distorta nella forma e nel colore
Dopo avere attraversato per millenni le galassie”
Insomma, oltre ad essere sconfinato questo universo, è anche mosso da forze che hanno ben poco a vedere con le nostre superstizioni. Alcune cose che vediamo non solo sono lontanissime, ma sono pure successe chissà quanti anni fa.
Ma nonostante ciò:
“Per una notte ogni 10 agosto noi lanciamo
Ogni sorta di richieste a dei meteoriti ignari
E scrutiamo il cielo concentrandoci sui fatti nostri
Invece di pensare a quanto poco siamo rilevanti”
L’osservare le stelle, l’immensità del cielo o i meteoriti che cadono e a noi sembrano solo dei puntini, dovrebbe farci far riflettere su quanto contiamo poco in questo universo. Invece no, cosa facciamo noi? Esprimiamo dei desideri, lanciando “ogni sorta di richieste a dei meteoriti ignari”. Ma non ci accontentiamo mica di farlo se per caso ne vediamo uno. Ci organizziamo per poterne vedere quanti più possibili per esprimere altrettanti desideri.
Il ritornello è un gioiello.
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti
Quindi andare a chiedere favori alle stelle cadenti
Non è tanto di cattivo gusto quanto arrogante”
Quello che dicevo prima. Tutto ciò che ci circonda ragiona su termini di tempo e di spazio che neanche riusciamo ad immaginare. Cosa sono le durate delle nostre vite paragonate a tutto questo?
Solo a noi stessi frega di noi. Forse a qualche altra persona, ma di certo l’universo “se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti”. Sì, perché poi le cose che chiediamo quando esprimiamo i desideri son sempre quelle.
L’ultimo verso è un po’ giudicante verso questo nostro comportamento.
Infatti, il punto è che questa nostra usanza di esprimere un desiderio quando vediamo una stella cadente, non è tanto una cosa stupida, ma è arrogante. Forse si tratta dell’apoteosi della nostra presunzione in quanto esseri umani di essere speciali. Speciali a tal punto che pure i meteoriti dovrebbero ascoltarci.
“Ogni po' di anni ovvero circa dodici miliardi
Una stella implode trasformandosi in un buco nero
Che risucchia via qualunque cosa sia nell'orizzonte
Fino a quando l'entropia non prenderà il sopravvento”
Ricordo che mia sorella (astrofisica e cosmologa per chi non lo sapesse) rimase un po’ perplessa dalle tempistiche citate qua sopra, quindi non entreremo nel merito.
Le cose su cui volevo invece concentrarmi sono il buco nero e l’entropia che prenderà il sopravvento.
Sì, perché non importa quanto facciamo in questa vita, quanto lasceremo alle generazioni che verranno. Prima o poi sparirà tutto. Anche questa newsletter.
La traccia si chiude ripetendo qualche volta il ritornello, con la solita variazione tipica del terzo ritornello delle canzoni indie.
Infatti
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti”
Diventa
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E sputa in faccia alla mia meschinità e all'individualismo”
Giusto a ribadire quanto sia stupido pensarci come individui piuttosto che parte di qualcosa di più grande.
Qualcosa di gigantesco, anzi.
Se la canzone vi è piaciuta, ma non avevate ancora fatto i conti con la vostra irrilevanza in questo universo, potrete comunque continuare a canticchiare la canzone senza pensare troppo a cosa state dicendo.
Anche se, ogni tanto, fa bene ricordarci quanto non contiamo nulla. Soprattutto quando ci sembra di dover sopportare solo noi il peso dell’umanità intera o quando sentiamo che le aspettative della società in cui viviamo stanno compromettendo il nostro modo di vivere le nostre vite.
Bene, bene. Da oggi siamo ufficialmente più vicini alla fine che all’inizio dell’avvento e quindi anche di questo esperimento.
Ed è proprio l’inizio della fine che mi dice che i tempi sono ormai maturi e il momento è giunto: bisogna fare le seghe a I Cani. I Cani con le iniziali maiuscole però, non gli animali migliori amici dell’uomo.
Per quanto ritengo che Nicolò Contessa, il frontman di questa band incredibile sia Re Mida, non voglio esagerare con il parlare di lui o del resto del gruppo perché su questo pezzo c’è tanto da dire.
Dico solo che riescono ad abbinare sonorità allegre e coinvolgenti con delle lyrics molto canticchiabili, ma molto spesso pesantissime.
Come vi dissi il primo giorno, questo secondo me dovrebbe essere ciò a cui tendere se si vuole fare pop. Sono proprio contento quando si riesce ad offrire più modi di fruire della stessa canzone. Un po’ come quelle giacche 3 in 1 che le puoi usare come giacche impermeabili, come piumino caldo oppure unire le due cose per quando piove e fa freddo.
Ora però, lasciatemi che vi parli di questo capolavoro.
Spesso non è facile riuscire a dire qualcosa di veramente profondo in una canzone in maniera efficace. Spesso il formato canzone ti impone di essere orecchiabile, ti impone una metrica da rispettare, delle melodie e tutto questo si riflette per forza di cose sulla scelta delle parole da mettere in un testo. Spesso, per questi motivi, i testi finiscono per dire le cose a metà accennando solamente a dei concetti, senza andarci fino in fondo.
Inutile dirvi, che non è il caso di San Lorenzo.
Questa canzone è piuttosto nichilista e come ogni cosa nichilista, la si può prendere in due modi:
Ci si deprime
Ci si sente sollevati da un peso enorme.
Io tendenzialmente appartengo alla categoria di persone che reagisce nel secondo modo ed è uno dei motivi per cui adoro questa canzone.
Mi spiego meglio. Ciò che ci vuole comunicare questa canzone è che l’universo è talmente grande che noi siamo insignificanti. Le nostre scelte, i nostri desideri, le nostre ambizioni, sono insignificanti. Le nostre vite sono insignificanti se paragonate all’infinito.
Ma come si fa a comunicare questo concetto in una canzone? Facile (no, non lo è), basta parlare di cosa facciamo quando vediamo cadere dei meteoriti la notte di San Lorenzo.
La prima strofa comincia così:
“L'energia e la massa che in realtà sono la stessa cosa
Curvano lo spazio e conseguentemente anche la luce
Giunge fino a noi distorta nella forma e nel colore
Dopo avere attraversato per millenni le galassie”
Insomma, oltre ad essere sconfinato questo universo, è anche mosso da forze che hanno ben poco a vedere con le nostre superstizioni. Alcune cose che vediamo non solo sono lontanissime, ma sono pure successe chissà quanti anni fa.
Ma nonostante ciò:
“Per una notte ogni 10 agosto noi lanciamo
Ogni sorta di richieste a dei meteoriti ignari
E scrutiamo il cielo concentrandoci sui fatti nostri
Invece di pensare a quanto poco siamo rilevanti”
L’osservare le stelle, l’immensità del cielo o i meteoriti che cadono e a noi sembrano solo dei puntini, dovrebbe farci far riflettere su quanto contiamo poco in questo universo. Invece no, cosa facciamo noi? Esprimiamo dei desideri, lanciando “ogni sorta di richieste a dei meteoriti ignari”. Ma non ci accontentiamo mica di farlo se per caso ne vediamo uno. Ci organizziamo per poterne vedere quanti più possibili per esprimere altrettanti desideri.
Il ritornello è un gioiello.
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti
Quindi andare a chiedere favori alle stelle cadenti
Non è tanto di cattivo gusto quanto arrogante”
Quello che dicevo prima. Tutto ciò che ci circonda ragiona su termini di tempo e di spazio che neanche riusciamo ad immaginare. Cosa sono le durate delle nostre vite paragonate a tutto questo?
Solo a noi stessi frega di noi. Forse a qualche altra persona, ma di certo l’universo “se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti”. Sì, perché poi le cose che chiediamo quando esprimiamo i desideri son sempre quelle.
L’ultimo verso è un po’ giudicante verso questo nostro comportamento.
Infatti, il punto è che questa nostra usanza di esprimere un desiderio quando vediamo una stella cadente, non è tanto una cosa stupida, ma è arrogante. Forse si tratta dell’apoteosi della nostra presunzione in quanto esseri umani di essere speciali. Speciali a tal punto che pure i meteoriti dovrebbero ascoltarci.
“Ogni po' di anni ovvero circa dodici miliardi
Una stella implode trasformandosi in un buco nero
Che risucchia via qualunque cosa sia nell'orizzonte
Fino a quando l'entropia non prenderà il sopravvento”
Ricordo che mia sorella (astrofisica e cosmologa per chi non lo sapesse) rimase un po’ perplessa dalle tempistiche citate qua sopra, quindi non entreremo nel merito.
Le cose su cui volevo invece concentrarmi sono il buco nero e l’entropia che prenderà il sopravvento.
Sì, perché non importa quanto facciamo in questa vita, quanto lasceremo alle generazioni che verranno. Prima o poi sparirà tutto. Anche questa newsletter.
La traccia si chiude ripetendo qualche volta il ritornello, con la solita variazione tipica del terzo ritornello delle canzoni indie.
Infatti
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E se ne frega dei progetti e degli amori e dei miei fallimenti”
Diventa
“Tutto l'universo nasce e muore di continuo
E sputa in faccia alla mia meschinità e all'individualismo”
Giusto a ribadire quanto sia stupido pensarci come individui piuttosto che parte di qualcosa di più grande.
Qualcosa di gigantesco, anzi.
Se la canzone vi è piaciuta, ma non avevate ancora fatto i conti con la vostra irrilevanza in questo universo, potrete comunque continuare a canticchiare la canzone senza pensare troppo a cosa state dicendo.
Anche se, ogni tanto, fa bene ricordarci quanto non contiamo nulla. Soprattutto quando ci sembra di dover sopportare solo noi il peso dell’umanità intera o quando sentiamo che le aspettative della società in cui viviamo stanno compromettendo il nostro modo di vivere le nostre vite.
Angolo del fastidio
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Oggi, purtroppo, non mi posso manco lamentare.
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Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
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Un abbraccio.
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Edo
prossimo calendario
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149D 12H 30M 37S
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