


18 dicembre
18 dicembre
advent soundtrack
advent soundtrack
advent soundtrack
di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Formalmente la canzone di oggi è degli XVI Religion (ex 16 Barre), ma all’atto pratico il pezzo è di John Princekin. Il collettivo è formato da una manciata di artisti fra producer e rapper, i due più rilevanti però sono Benni e appunto John Princekin.
Sono molto underground, non mi sorprenderebbe se non li conosceste. Secondo me meritano anche se stanno un po’ troppo nel loro mondo.
Questo non è il mio pezzo preferito tra quelli che hanno fatto, ma l’ho voluto consigliare perché John Princekin ha avuto un’intuizione abbastanza originale. Il brano infatti è uno storytelling ma raccontato da due diversi punti di vista differenti.
Senza ulteriori indugi procederei con il testo.
Prima del racconto vero e proprio troviamo un verso che racchiude un po’ tutto il significato del brano.
“Da che parte decidi di stare”
La vita ci chiama a scegliere che cosa vogliamo fare con il tempo che trascorriamo su questo pianeta. Mi sembra che l’autore ci chieda se vogliamo fare una vita normale oppure “ribellarci al sistema”, conducendo uno stile di vita diverso da quello che ha la stragrande maggioranza della popolazione. Un esempio di questa uscita dagli schemi può essere condurre una vita da artista, magari scrivendo canzoni come John Princekin.
“Con noi è guerra, con loro è una merda di vita normale”
Il secondo verso infatti parla di come la vita “con noi” (gli artisti) sia una guerra, mentre “con loro” sia “una merda di vita normale”. Tutto così banale che è triste ed è ancora più triste pensare che sia una sorta di standard, per alcuni addirittura qualcosa a cui ambiscono.
Dopo c’è una descrizione di questa vita.
“Passata a criticare, nei bar a bestemmiare
Ed una moglie a casa che non vuoi manco guardare
La mattina odora di sconfitta, fumo dalla marmitta
E l'auto fila dritta nella nebbia fitta
L'anima approfitta finché la musica non quitta
Nella grande bocca della megaditta
Sugli schermi "Buon divertimento" a tutti i vermi
Fingete di produrre anche se siete fermi
Un altro lotto, un altro lotto, un altro lotto”
In particolare si parla di un lavoro molto ripetitivo e sicuramente non di quelli che nobilitano l’uomo. In particolare si parla di lotti, quindi magari di un magazziniere.
Mi preme far notare, soprattutto ai non-fan del genere che c’è anche un bell'esempio di tecnicismo lirico. Infatti, in una quartina vengono “chiuse” 7 rime invece che le canoniche 4 a fine verso. Ve le evidenzio qua sotto così è più chiaro. Se poi contiamo anche l'assonanza con 'mattina', diventano pure 8.
“La mattina odora di sconfitta, fumo dalla marmitta
E l'auto fila dritta nella nebbia fitta
L'anima approfitta finché la musica non quitta
Nella grande bocca della megaditta”
Quando questi “virtuosismi” sono fine a se stessi mi fanno incazzare. Vuol dire che si sta facendo prevalere la forma sul contenuto, ma in questo caso, il racconto non ne risente, anzi secondo me ne beneficia. Infatti, questa ripetizione di parole che fanno rima, così cadenzate, contribuiscono a creare un senso di ripetitività del lavoro svolto dal nostro protagonista.
L’anima che approfitta finché la musica non si interrompe, potrebbe far riferimento al fatto che, nel tragitto da casa a lavoro, il nostro protagonista ascolti della musica e quindi la sua anima tragga del nutrimento dall’arte. Poi però, arriva a lavoro.
“Mentre estraggo la 44 dal giubbotto
Una palla nel cranio del superiore girato di spalle e poi
Ecco il tuo lotto per la settimana
Son cinque palle nel tuo corpo figlio di puttana
Il terrore si scatena dentro la catena
L'odio è una bella sirena e scopa dentro un fiume in piena
Il titolare mi vuole calmare, chiede consigli
Dice: "Non sparare, ti prego, c'ho figli"
E mio figlio?
Che per il tuo stipendio ingrato
Mi son perso quando ha camminato
Quando s'è laureato e quando si è sposato
Per quando grazie a te non ci sono stato
Sayonara grande capo!”
Il nostro uomo è decisamente arrivato al limite, tanto che l’odio è paragonato ad una sirena, di cui si sa che non bisognerebbe ascoltarne il canto. Qua però lui decide di cedervi e fare fuori il suo superiore. Il titolare tenta di suscitare compassione per essere risparmiato, ma sortisce l’effetto contrario e si becca una pallottola pure lui.
All’analisi del ritornello ci arriviamo dopo la seconda strofa, perché è uno di quei casi in cui acquista significato solo alla fine della storia.
Mi limiterò a dire che quel “baratro-o-o-o-o-o-o” non mi piace per niente, anche se probabilmente è un tentativo di rafforzare l’immagine di qualcuno che cade.
“Maledetta insonnia
Un altro viaggio ad occhi aperti nell'onda dei problemi
Il cielo gronda di schemi illeggibili
Nella mia azienda venti ore al giorno per produrre liquidi
Che mia moglie beve, per volare nel cielo
Mio figlio in braccio guarda altrove
Sembra non la conosca nemmeno
Sotto la mia scure ho venti dipendenti più fatture
E debiti pendenti con le banche oscure
Lo stato vuole sangue e spreme tutte le mie arterie
E 'sti bastardi vogliono più soldi e più ferie
Le mie ferie, bastardi
Potevate come me impegnarvi al posto di ubriacarvi
Colpi di pistola? Merda sono proprio colpi di pistola
Scendo dalle scale e trovo la porta sbarrata
E un uomo coi miei stessi occhi con la pistola spianata”
Come potete aver notato, qua si cambia completamente POV. Ora siamo nella testa del titolare, proprio quello che cerca di non farsi ammazzare parlando del fatto che ha un figlio.
Sebbene sia cambiata la prospettiva, possiamo notare come pure lui sia molto infelice e si sia perso probabilmente tutti i traguardi di suo figlio. Anche lui ha una moglie con cui non ha di fatto alcun rapporto e in più deve fare i conti sia con le banche che gli chiedono dei soldi, sia con i dipendenti che chiedono più soldi e più ferie, che però lui non riesce a dare perché la sua azienda sta passando un brutto periodo.
Molto bello anche il concetto di “un uomo coi miei stessi occhi con la pistola spianata”. Come se la sofferenza e la tristezza ci cambiassero il modo di vedere la vita, osservando tutto attraverso occhi diversi. Gli occhi sono chiaramente un modo per dire ‘prospettiva’, non mi ricordo il nome della figura retorica, ma avete capito.
Ora possiamo comprendere meglio il ritornello:
“Tutti parte della stessa vita
Tutti parte della stessa strada senza via d'uscita
Nel baratro”
Sia che facciamo i soldi, sia che facciamo carriera, sia che lavoriamo come operai in una megaditta, se ci iscriviamo ad un certo tipo di vita, finiremo allo stesso modo e con quella voglia latente di voler ammazzare tutti.
“Da che parte decisi di stare?
Lottai pure io per giorni migliori
Finché non mi trasformai nel peggio dei miei genitori
Ora da che parte decido di stare?
Io non cedo a questo imbroglio
La carta di identità del mio nemico è situata nel mio portafoglio
Non posso incolpare, direi bugie
È dal Medioevo che l'assenza di cultura crea patologie
Che gli altri dicano e parlino
Che si convincano pure dell'estremo contrario se vogliono
In fondo noi non siamo chi siamo
Siamo solo chi volevano che fossimo
In guerra con il prossimo”
Qua viene spiegato come, l’odio del nostro operaio nei confronti dei suoi superiori, è principalmente figlio del fatto che lui abbia smesso di lottare per giorni migliori.
Quando scegliamo di non “acculturarci”, rischiamo di “ammalarci”, perché non sviluppiamo gli anticorpi per tutte le stronzate che ci vengono propinate ogni giorno.
Il nostro nemico siamo proprio noi stessi nel momento in cui decidiamo di assecondare uno stile di vita che ci renderà infelici. Forse perché ascoltiamo troppo le aspettative che ha la società in cui viviamo e di conseguenza finiamo per porci degli obiettivi che una volta raggiunti non ci fanno neanche sentire bene.
La musica sfuma e prima dell’ultimo ritornello c’è uno skit, in particolare il discorso del sergente Hartman di Full Metal Jacket. Film in cui Kubrick tratta più o meno lo stesso concetto di depersonalizzazione dell’essere umano, ma in un contesto diverso da quello della canzone, ovvero quello militare. Tra l’altro Palla di lardo nel film compie un gesto simile a quello dell’operaio.
Formalmente la canzone di oggi è degli XVI Religion (ex 16 Barre), ma all’atto pratico il pezzo è di John Princekin. Il collettivo è formato da una manciata di artisti fra producer e rapper, i due più rilevanti però sono Benni e appunto John Princekin.
Sono molto underground, non mi sorprenderebbe se non li conosceste. Secondo me meritano anche se stanno un po’ troppo nel loro mondo.
Questo non è il mio pezzo preferito tra quelli che hanno fatto, ma l’ho voluto consigliare perché John Princekin ha avuto un’intuizione abbastanza originale. Il brano infatti è uno storytelling ma raccontato da due diversi punti di vista differenti.
Senza ulteriori indugi procederei con il testo.
Prima del racconto vero e proprio troviamo un verso che racchiude un po’ tutto il significato del brano.
“Da che parte decidi di stare”
La vita ci chiama a scegliere che cosa vogliamo fare con il tempo che trascorriamo su questo pianeta. Mi sembra che l’autore ci chieda se vogliamo fare una vita normale oppure “ribellarci al sistema”, conducendo uno stile di vita diverso da quello che ha la stragrande maggioranza della popolazione. Un esempio di questa uscita dagli schemi può essere condurre una vita da artista, magari scrivendo canzoni come John Princekin.
“Con noi è guerra, con loro è una merda di vita normale”
Il secondo verso infatti parla di come la vita “con noi” (gli artisti) sia una guerra, mentre “con loro” sia “una merda di vita normale”. Tutto così banale che è triste ed è ancora più triste pensare che sia una sorta di standard, per alcuni addirittura qualcosa a cui ambiscono.
Dopo c’è una descrizione di questa vita.
“Passata a criticare, nei bar a bestemmiare
Ed una moglie a casa che non vuoi manco guardare
La mattina odora di sconfitta, fumo dalla marmitta
E l'auto fila dritta nella nebbia fitta
L'anima approfitta finché la musica non quitta
Nella grande bocca della megaditta
Sugli schermi "Buon divertimento" a tutti i vermi
Fingete di produrre anche se siete fermi
Un altro lotto, un altro lotto, un altro lotto”
In particolare si parla di un lavoro molto ripetitivo e sicuramente non di quelli che nobilitano l’uomo. In particolare si parla di lotti, quindi magari di un magazziniere.
Mi preme far notare, soprattutto ai non-fan del genere che c’è anche un bell'esempio di tecnicismo lirico. Infatti, in una quartina vengono “chiuse” 7 rime invece che le canoniche 4 a fine verso. Ve le evidenzio qua sotto così è più chiaro. Se poi contiamo anche l'assonanza con 'mattina', diventano pure 8.
“La mattina odora di sconfitta, fumo dalla marmitta
E l'auto fila dritta nella nebbia fitta
L'anima approfitta finché la musica non quitta
Nella grande bocca della megaditta”
Quando questi “virtuosismi” sono fine a se stessi mi fanno incazzare. Vuol dire che si sta facendo prevalere la forma sul contenuto, ma in questo caso, il racconto non ne risente, anzi secondo me ne beneficia. Infatti, questa ripetizione di parole che fanno rima, così cadenzate, contribuiscono a creare un senso di ripetitività del lavoro svolto dal nostro protagonista.
L’anima che approfitta finché la musica non si interrompe, potrebbe far riferimento al fatto che, nel tragitto da casa a lavoro, il nostro protagonista ascolti della musica e quindi la sua anima tragga del nutrimento dall’arte. Poi però, arriva a lavoro.
“Mentre estraggo la 44 dal giubbotto
Una palla nel cranio del superiore girato di spalle e poi
Ecco il tuo lotto per la settimana
Son cinque palle nel tuo corpo figlio di puttana
Il terrore si scatena dentro la catena
L'odio è una bella sirena e scopa dentro un fiume in piena
Il titolare mi vuole calmare, chiede consigli
Dice: "Non sparare, ti prego, c'ho figli"
E mio figlio?
Che per il tuo stipendio ingrato
Mi son perso quando ha camminato
Quando s'è laureato e quando si è sposato
Per quando grazie a te non ci sono stato
Sayonara grande capo!”
Il nostro uomo è decisamente arrivato al limite, tanto che l’odio è paragonato ad una sirena, di cui si sa che non bisognerebbe ascoltarne il canto. Qua però lui decide di cedervi e fare fuori il suo superiore. Il titolare tenta di suscitare compassione per essere risparmiato, ma sortisce l’effetto contrario e si becca una pallottola pure lui.
All’analisi del ritornello ci arriviamo dopo la seconda strofa, perché è uno di quei casi in cui acquista significato solo alla fine della storia.
Mi limiterò a dire che quel “baratro-o-o-o-o-o-o” non mi piace per niente, anche se probabilmente è un tentativo di rafforzare l’immagine di qualcuno che cade.
“Maledetta insonnia
Un altro viaggio ad occhi aperti nell'onda dei problemi
Il cielo gronda di schemi illeggibili
Nella mia azienda venti ore al giorno per produrre liquidi
Che mia moglie beve, per volare nel cielo
Mio figlio in braccio guarda altrove
Sembra non la conosca nemmeno
Sotto la mia scure ho venti dipendenti più fatture
E debiti pendenti con le banche oscure
Lo stato vuole sangue e spreme tutte le mie arterie
E 'sti bastardi vogliono più soldi e più ferie
Le mie ferie, bastardi
Potevate come me impegnarvi al posto di ubriacarvi
Colpi di pistola? Merda sono proprio colpi di pistola
Scendo dalle scale e trovo la porta sbarrata
E un uomo coi miei stessi occhi con la pistola spianata”
Come potete aver notato, qua si cambia completamente POV. Ora siamo nella testa del titolare, proprio quello che cerca di non farsi ammazzare parlando del fatto che ha un figlio.
Sebbene sia cambiata la prospettiva, possiamo notare come pure lui sia molto infelice e si sia perso probabilmente tutti i traguardi di suo figlio. Anche lui ha una moglie con cui non ha di fatto alcun rapporto e in più deve fare i conti sia con le banche che gli chiedono dei soldi, sia con i dipendenti che chiedono più soldi e più ferie, che però lui non riesce a dare perché la sua azienda sta passando un brutto periodo.
Molto bello anche il concetto di “un uomo coi miei stessi occhi con la pistola spianata”. Come se la sofferenza e la tristezza ci cambiassero il modo di vedere la vita, osservando tutto attraverso occhi diversi. Gli occhi sono chiaramente un modo per dire ‘prospettiva’, non mi ricordo il nome della figura retorica, ma avete capito.
Ora possiamo comprendere meglio il ritornello:
“Tutti parte della stessa vita
Tutti parte della stessa strada senza via d'uscita
Nel baratro”
Sia che facciamo i soldi, sia che facciamo carriera, sia che lavoriamo come operai in una megaditta, se ci iscriviamo ad un certo tipo di vita, finiremo allo stesso modo e con quella voglia latente di voler ammazzare tutti.
“Da che parte decisi di stare?
Lottai pure io per giorni migliori
Finché non mi trasformai nel peggio dei miei genitori
Ora da che parte decido di stare?
Io non cedo a questo imbroglio
La carta di identità del mio nemico è situata nel mio portafoglio
Non posso incolpare, direi bugie
È dal Medioevo che l'assenza di cultura crea patologie
Che gli altri dicano e parlino
Che si convincano pure dell'estremo contrario se vogliono
In fondo noi non siamo chi siamo
Siamo solo chi volevano che fossimo
In guerra con il prossimo”
Qua viene spiegato come, l’odio del nostro operaio nei confronti dei suoi superiori, è principalmente figlio del fatto che lui abbia smesso di lottare per giorni migliori.
Quando scegliamo di non “acculturarci”, rischiamo di “ammalarci”, perché non sviluppiamo gli anticorpi per tutte le stronzate che ci vengono propinate ogni giorno.
Il nostro nemico siamo proprio noi stessi nel momento in cui decidiamo di assecondare uno stile di vita che ci renderà infelici. Forse perché ascoltiamo troppo le aspettative che ha la società in cui viviamo e di conseguenza finiamo per porci degli obiettivi che una volta raggiunti non ci fanno neanche sentire bene.
La musica sfuma e prima dell’ultimo ritornello c’è uno skit, in particolare il discorso del sergente Hartman di Full Metal Jacket. Film in cui Kubrick tratta più o meno lo stesso concetto di depersonalizzazione dell’essere umano, ma in un contesto diverso da quello della canzone, ovvero quello militare. Tra l’altro Palla di lardo nel film compie un gesto simile a quello dell’operaio.
Formalmente la canzone di oggi è degli XVI Religion (ex 16 Barre), ma all’atto pratico il pezzo è di John Princekin. Il collettivo è formato da una manciata di artisti fra producer e rapper, i due più rilevanti però sono Benni e appunto John Princekin.
Sono molto underground, non mi sorprenderebbe se non li conosceste. Secondo me meritano anche se stanno un po’ troppo nel loro mondo.
Questo non è il mio pezzo preferito tra quelli che hanno fatto, ma l’ho voluto consigliare perché John Princekin ha avuto un’intuizione abbastanza originale. Il brano infatti è uno storytelling ma raccontato da due diversi punti di vista differenti.
Senza ulteriori indugi procederei con il testo.
Prima del racconto vero e proprio troviamo un verso che racchiude un po’ tutto il significato del brano.
“Da che parte decidi di stare”
La vita ci chiama a scegliere che cosa vogliamo fare con il tempo che trascorriamo su questo pianeta. Mi sembra che l’autore ci chieda se vogliamo fare una vita normale oppure “ribellarci al sistema”, conducendo uno stile di vita diverso da quello che ha la stragrande maggioranza della popolazione. Un esempio di questa uscita dagli schemi può essere condurre una vita da artista, magari scrivendo canzoni come John Princekin.
“Con noi è guerra, con loro è una merda di vita normale”
Il secondo verso infatti parla di come la vita “con noi” (gli artisti) sia una guerra, mentre “con loro” sia “una merda di vita normale”. Tutto così banale che è triste ed è ancora più triste pensare che sia una sorta di standard, per alcuni addirittura qualcosa a cui ambiscono.
Dopo c’è una descrizione di questa vita.
“Passata a criticare, nei bar a bestemmiare
Ed una moglie a casa che non vuoi manco guardare
La mattina odora di sconfitta, fumo dalla marmitta
E l'auto fila dritta nella nebbia fitta
L'anima approfitta finché la musica non quitta
Nella grande bocca della megaditta
Sugli schermi "Buon divertimento" a tutti i vermi
Fingete di produrre anche se siete fermi
Un altro lotto, un altro lotto, un altro lotto”
In particolare si parla di un lavoro molto ripetitivo e sicuramente non di quelli che nobilitano l’uomo. In particolare si parla di lotti, quindi magari di un magazziniere.
Mi preme far notare, soprattutto ai non-fan del genere che c’è anche un bell'esempio di tecnicismo lirico. Infatti, in una quartina vengono “chiuse” 7 rime invece che le canoniche 4 a fine verso. Ve le evidenzio qua sotto così è più chiaro. Se poi contiamo anche l'assonanza con 'mattina', diventano pure 8.
“La mattina odora di sconfitta, fumo dalla marmitta
E l'auto fila dritta nella nebbia fitta
L'anima approfitta finché la musica non quitta
Nella grande bocca della megaditta”
Quando questi “virtuosismi” sono fine a se stessi mi fanno incazzare. Vuol dire che si sta facendo prevalere la forma sul contenuto, ma in questo caso, il racconto non ne risente, anzi secondo me ne beneficia. Infatti, questa ripetizione di parole che fanno rima, così cadenzate, contribuiscono a creare un senso di ripetitività del lavoro svolto dal nostro protagonista.
L’anima che approfitta finché la musica non si interrompe, potrebbe far riferimento al fatto che, nel tragitto da casa a lavoro, il nostro protagonista ascolti della musica e quindi la sua anima tragga del nutrimento dall’arte. Poi però, arriva a lavoro.
“Mentre estraggo la 44 dal giubbotto
Una palla nel cranio del superiore girato di spalle e poi
Ecco il tuo lotto per la settimana
Son cinque palle nel tuo corpo figlio di puttana
Il terrore si scatena dentro la catena
L'odio è una bella sirena e scopa dentro un fiume in piena
Il titolare mi vuole calmare, chiede consigli
Dice: "Non sparare, ti prego, c'ho figli"
E mio figlio?
Che per il tuo stipendio ingrato
Mi son perso quando ha camminato
Quando s'è laureato e quando si è sposato
Per quando grazie a te non ci sono stato
Sayonara grande capo!”
Il nostro uomo è decisamente arrivato al limite, tanto che l’odio è paragonato ad una sirena, di cui si sa che non bisognerebbe ascoltarne il canto. Qua però lui decide di cedervi e fare fuori il suo superiore. Il titolare tenta di suscitare compassione per essere risparmiato, ma sortisce l’effetto contrario e si becca una pallottola pure lui.
All’analisi del ritornello ci arriviamo dopo la seconda strofa, perché è uno di quei casi in cui acquista significato solo alla fine della storia.
Mi limiterò a dire che quel “baratro-o-o-o-o-o-o” non mi piace per niente, anche se probabilmente è un tentativo di rafforzare l’immagine di qualcuno che cade.
“Maledetta insonnia
Un altro viaggio ad occhi aperti nell'onda dei problemi
Il cielo gronda di schemi illeggibili
Nella mia azienda venti ore al giorno per produrre liquidi
Che mia moglie beve, per volare nel cielo
Mio figlio in braccio guarda altrove
Sembra non la conosca nemmeno
Sotto la mia scure ho venti dipendenti più fatture
E debiti pendenti con le banche oscure
Lo stato vuole sangue e spreme tutte le mie arterie
E 'sti bastardi vogliono più soldi e più ferie
Le mie ferie, bastardi
Potevate come me impegnarvi al posto di ubriacarvi
Colpi di pistola? Merda sono proprio colpi di pistola
Scendo dalle scale e trovo la porta sbarrata
E un uomo coi miei stessi occhi con la pistola spianata”
Come potete aver notato, qua si cambia completamente POV. Ora siamo nella testa del titolare, proprio quello che cerca di non farsi ammazzare parlando del fatto che ha un figlio.
Sebbene sia cambiata la prospettiva, possiamo notare come pure lui sia molto infelice e si sia perso probabilmente tutti i traguardi di suo figlio. Anche lui ha una moglie con cui non ha di fatto alcun rapporto e in più deve fare i conti sia con le banche che gli chiedono dei soldi, sia con i dipendenti che chiedono più soldi e più ferie, che però lui non riesce a dare perché la sua azienda sta passando un brutto periodo.
Molto bello anche il concetto di “un uomo coi miei stessi occhi con la pistola spianata”. Come se la sofferenza e la tristezza ci cambiassero il modo di vedere la vita, osservando tutto attraverso occhi diversi. Gli occhi sono chiaramente un modo per dire ‘prospettiva’, non mi ricordo il nome della figura retorica, ma avete capito.
Ora possiamo comprendere meglio il ritornello:
“Tutti parte della stessa vita
Tutti parte della stessa strada senza via d'uscita
Nel baratro”
Sia che facciamo i soldi, sia che facciamo carriera, sia che lavoriamo come operai in una megaditta, se ci iscriviamo ad un certo tipo di vita, finiremo allo stesso modo e con quella voglia latente di voler ammazzare tutti.
“Da che parte decisi di stare?
Lottai pure io per giorni migliori
Finché non mi trasformai nel peggio dei miei genitori
Ora da che parte decido di stare?
Io non cedo a questo imbroglio
La carta di identità del mio nemico è situata nel mio portafoglio
Non posso incolpare, direi bugie
È dal Medioevo che l'assenza di cultura crea patologie
Che gli altri dicano e parlino
Che si convincano pure dell'estremo contrario se vogliono
In fondo noi non siamo chi siamo
Siamo solo chi volevano che fossimo
In guerra con il prossimo”
Qua viene spiegato come, l’odio del nostro operaio nei confronti dei suoi superiori, è principalmente figlio del fatto che lui abbia smesso di lottare per giorni migliori.
Quando scegliamo di non “acculturarci”, rischiamo di “ammalarci”, perché non sviluppiamo gli anticorpi per tutte le stronzate che ci vengono propinate ogni giorno.
Il nostro nemico siamo proprio noi stessi nel momento in cui decidiamo di assecondare uno stile di vita che ci renderà infelici. Forse perché ascoltiamo troppo le aspettative che ha la società in cui viviamo e di conseguenza finiamo per porci degli obiettivi che una volta raggiunti non ci fanno neanche sentire bene.
La musica sfuma e prima dell’ultimo ritornello c’è uno skit, in particolare il discorso del sergente Hartman di Full Metal Jacket. Film in cui Kubrick tratta più o meno lo stesso concetto di depersonalizzazione dell’essere umano, ma in un contesto diverso da quello della canzone, ovvero quello militare. Tra l’altro Palla di lardo nel film compie un gesto simile a quello dell’operaio.
Angolo del fastidio
Angolo del fastidio
Angolo del fastidio
Signor Princekin, quanti skit vogliamo mettere alla fine delle canzoni? Già con uno solo, al terzo ascolto ci rompiamo il cazzo di sentirlo, qua ce ne sono 2 + un pezzo di una canzone a caso che non si sa perché sia stata messa lì.
Francamente questa canzone doveva finire 1 minuto prima, senza tutte ste stronzate che succedono dopo lo skit di Full Metal Jacket.
Ma poi, mi sta bene il discorso del sergente Hartman, ma quello del tizio della Storia Infinita cosa mi rappresenta esattamente? Come dite? è un collegamento con la canzone che viene dopo nel disco? Mettiamolo prima della canzone dopo! Che senso ha abbuffarci la uallera con tutti questi speech in una canzone sola?
Signor Princekin, quanti skit vogliamo mettere alla fine delle canzoni? Già con uno solo, al terzo ascolto ci rompiamo il cazzo di sentirlo, qua ce ne sono 2 + un pezzo di una canzone a caso che non si sa perché sia stata messa lì.
Francamente questa canzone doveva finire 1 minuto prima, senza tutte ste stronzate che succedono dopo lo skit di Full Metal Jacket.
Ma poi, mi sta bene il discorso del sergente Hartman, ma quello del tizio della Storia Infinita cosa mi rappresenta esattamente? Come dite? è un collegamento con la canzone che viene dopo nel disco? Mettiamolo prima della canzone dopo! Che senso ha abbuffarci la uallera con tutti questi speech in una canzone sola?
Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
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Un abbraccio.
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Edo
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149D 12H 30M 37S
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