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21 dicembre

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advent soundtrack

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di Edoardo Truttero
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di Edoardo Truttero

Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.

Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.

Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.

Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.

Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.

Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.

le cose più rare

le cose più rare

le cose più rare

cosmo

cosmo

cosmo

Cosmo è quel tipo di artista che incontra i miei gusti come no con un’escursione incredibile. Alcune cose che fa mi fanno impazzire e altre mi fanno proprio cagare.

Ovviamente questo è uno dei suoi pezzi che mi piace, anche se non il mio preferito.

Ve lo consiglio perché è un po’ meno conosciuto di altre sue canzoni che mi piacciono, ma anche perché tratta una tematica che a me ha sempre intrigato e ogni volta che ci penso troppo, mi viene un certo senso di vertigine.
Sto parlando della morte.

First things first, sì, quella sorta di vocalizzi che sentite in sottofondo nella base li avete già sentiti. Dove? Beh sforzatevi ancora un attimo se volete, che tra poco vi do la soluzione.

Eh sì, il buon Cosmo ha proprio campionato Il mio canto libero di Lucio Battisti. In particolare dal minuto 3.19 in poi. Ascoltate e ditemi se vi torna.

Io provo a dare un senso alle parole di questa canzone, ma non sono sicuro di riuscirci.

“Ci ho provato, lo giuro, ma non riesco a capire
Cosa cazzo è successo, mi sembra di affogare
Ora ho voglia di urlare, come Paolo in Teorema
Nello stomaco ho il fuoco, mentre la terra trema”


Magari si parla di un lutto. Quando viene a mancare qualcuno a noi caro, potremmo sentirci più o meno così. Smarriti, in apnea e con la voglia di sfogarci.

“Voglio prendere un albero, strapparlo dalle radici
Dare fuoco ai palazzi, fare a pugni”


La voglia di spaccare tutto, perché niente più ha senso.
Fare a pugni per provare di nuovo qualcosa o anche per sentire un dolore che riusciamo a capire da dove provenga, perché si riescono a vedere i lividi sul nostro corpo. A differenza del dolore della perdita di un affetto, che non si vede ma si sente e non sappiamo come curare.

“Non sai più, non sai più
Chi sei tu, chi sei tu”


Ancora dello smarrimento, seguito però da domande esistenziali. Come a dire, cosa cazzo faccio adesso io senza questa persona?

“Poi penso che forse ci dimenticheremo
E poco a poco ci dissolveremo
Corone di fiori, un miliardo di pensieri
Tra viaggi, rumori, profumi e desideri
Gli spazi, la pelle, le linee dei nostri volti
Gli odori, le voci, le nostre stupende parole
Si disperderanno nel tempo, nel vento
Nei tuoni, nei lampi e resterà il silenzio”

Credo che Cosmo stia descrivendo la morte come un ricongiungemento alla natura, perdendo così la nostra entità e fondendoci con il creato. Tanto che con il tempo, morendo anche le persone che si ricordano di noi, moriremo definitivamente, perché non ci sarà più nessuno che parlerà di noi. Saremo dimenticati e di fatto sarà come se non fossimo mai esistiti.

Torneremo a far parte, dopo esserci decomposti, della Terra da cui proveniamo. Gli atomi e le molecole di cui siamo composti (amore mio abbi pietà di me) si uniranno a ciò che troveranno formando nuovi legami, disgregando tutto ciò che resta di noi.

Non saremo più in grado di turbare la quiete di nessuno, né con la nostra voce, né con il ricordo di noi. A quel punto di noi, resterà solo il silenzio.

“Ma questo è
Il pensiero che
Mi fa impazzire
Non so morire
E non voglio, io non voglio”

Come non dare di matto di fronte a questa visione della vita, pensando che prima o poi accadrà tutto questo. Non si sa morire, perché è una cosa che si può fare una volta sola e dopo nessuno ci può dire com’è andata. Né nessuno è mai tornato indietro per dirci cosa succede dopo.

Forse tutta questa riflessione e questa canzone sono scaturite dopo aver subito un lutto. Oppure è tutto partito solo dalla sua paura di morire e non è morto nessuno. Non ancora per lo meno.

Ora c’è un altro ritornello, diverso dal precedente, ma molto simile per tematiche.

“Saremo orizzonti e ci potremo ammirare
Ci nasconderemo nel profumo del mare
Ci ritroveremo nei dettagli più belli
Ci riscopriremo nelle cose più rare
E sarà superfluo non saperlo spiegare
Al tramonto di tutto potremo capire
Sopravvivere dentro ad un tratto di colore
Nei suoni più caldi scomparirà il dolore”

Anche qui si parla di come ci dissolveremo e insieme al ricordo di noi, anche il dolore provato dalle persone che ci volevano bene svanirà. Finiremo per mischiarci in chissà che cosa. Magari alcuni nostri atomi finiranno per legarsi ad altri atomi che piano piano potrebbero arrivare anche nel mare o in tantissime altre cose belle. Chissà quanto di quello che ci affascina intorno a noi contiene delle molecole dei nostri antenati?
Non credo funzioni esattamente così, ma gg per Cosmo che mi sembra convinto su sta cosa.

Quando moriremo, proprio al tramonto della nostra vita, probabilmente questa idea di insieme ci sembrerà più chiara e avremo meno paura di accettare il nostro destino e poi chissà:

“Poi forse un giorno ci rincontreremo”

La musica sfuma piano piano insieme alla voce, che però non smette di ripetere queste parole. Come se stesse morendo con questa speranza. Come se, conscio del suo destino e del suo fondersi con la natura, sapesse che la morte lo porterà forse a ricongiungersi anche con questa persona. Magari alcune parti infinitesimamente piccole di loro finiranno per ricongiungersi sotto forma di qualcosa di nuovo. Magari in qualcosa di bello, magari nelle cose più rare.

Cosmo è quel tipo di artista che incontra i miei gusti come no con un’escursione incredibile. Alcune cose che fa mi fanno impazzire e altre mi fanno proprio cagare.

Ovviamente questo è uno dei suoi pezzi che mi piace, anche se non il mio preferito.

Ve lo consiglio perché è un po’ meno conosciuto di altre sue canzoni che mi piacciono, ma anche perché tratta una tematica che a me ha sempre intrigato e ogni volta che ci penso troppo, mi viene un certo senso di vertigine.
Sto parlando della morte.

First things first, sì, quella sorta di vocalizzi che sentite in sottofondo nella base li avete già sentiti. Dove? Beh sforzatevi ancora un attimo se volete, che tra poco vi do la soluzione.

Eh sì, il buon Cosmo ha proprio campionato Il mio canto libero di Lucio Battisti. In particolare dal minuto 3.19 in poi. Ascoltate e ditemi se vi torna.

Io provo a dare un senso alle parole di questa canzone, ma non sono sicuro di riuscirci.

“Ci ho provato, lo giuro, ma non riesco a capire
Cosa cazzo è successo, mi sembra di affogare
Ora ho voglia di urlare, come Paolo in Teorema
Nello stomaco ho il fuoco, mentre la terra trema”


Magari si parla di un lutto. Quando viene a mancare qualcuno a noi caro, potremmo sentirci più o meno così. Smarriti, in apnea e con la voglia di sfogarci.

“Voglio prendere un albero, strapparlo dalle radici
Dare fuoco ai palazzi, fare a pugni”


La voglia di spaccare tutto, perché niente più ha senso.
Fare a pugni per provare di nuovo qualcosa o anche per sentire un dolore che riusciamo a capire da dove provenga, perché si riescono a vedere i lividi sul nostro corpo. A differenza del dolore della perdita di un affetto, che non si vede ma si sente e non sappiamo come curare.

“Non sai più, non sai più
Chi sei tu, chi sei tu”


Ancora dello smarrimento, seguito però da domande esistenziali. Come a dire, cosa cazzo faccio adesso io senza questa persona?

“Poi penso che forse ci dimenticheremo
E poco a poco ci dissolveremo
Corone di fiori, un miliardo di pensieri
Tra viaggi, rumori, profumi e desideri
Gli spazi, la pelle, le linee dei nostri volti
Gli odori, le voci, le nostre stupende parole
Si disperderanno nel tempo, nel vento
Nei tuoni, nei lampi e resterà il silenzio”

Credo che Cosmo stia descrivendo la morte come un ricongiungemento alla natura, perdendo così la nostra entità e fondendoci con il creato. Tanto che con il tempo, morendo anche le persone che si ricordano di noi, moriremo definitivamente, perché non ci sarà più nessuno che parlerà di noi. Saremo dimenticati e di fatto sarà come se non fossimo mai esistiti.

Torneremo a far parte, dopo esserci decomposti, della Terra da cui proveniamo. Gli atomi e le molecole di cui siamo composti (amore mio abbi pietà di me) si uniranno a ciò che troveranno formando nuovi legami, disgregando tutto ciò che resta di noi.

Non saremo più in grado di turbare la quiete di nessuno, né con la nostra voce, né con il ricordo di noi. A quel punto di noi, resterà solo il silenzio.

“Ma questo è
Il pensiero che
Mi fa impazzire
Non so morire
E non voglio, io non voglio”

Come non dare di matto di fronte a questa visione della vita, pensando che prima o poi accadrà tutto questo. Non si sa morire, perché è una cosa che si può fare una volta sola e dopo nessuno ci può dire com’è andata. Né nessuno è mai tornato indietro per dirci cosa succede dopo.

Forse tutta questa riflessione e questa canzone sono scaturite dopo aver subito un lutto. Oppure è tutto partito solo dalla sua paura di morire e non è morto nessuno. Non ancora per lo meno.

Ora c’è un altro ritornello, diverso dal precedente, ma molto simile per tematiche.

“Saremo orizzonti e ci potremo ammirare
Ci nasconderemo nel profumo del mare
Ci ritroveremo nei dettagli più belli
Ci riscopriremo nelle cose più rare
E sarà superfluo non saperlo spiegare
Al tramonto di tutto potremo capire
Sopravvivere dentro ad un tratto di colore
Nei suoni più caldi scomparirà il dolore”

Anche qui si parla di come ci dissolveremo e insieme al ricordo di noi, anche il dolore provato dalle persone che ci volevano bene svanirà. Finiremo per mischiarci in chissà che cosa. Magari alcuni nostri atomi finiranno per legarsi ad altri atomi che piano piano potrebbero arrivare anche nel mare o in tantissime altre cose belle. Chissà quanto di quello che ci affascina intorno a noi contiene delle molecole dei nostri antenati?
Non credo funzioni esattamente così, ma gg per Cosmo che mi sembra convinto su sta cosa.

Quando moriremo, proprio al tramonto della nostra vita, probabilmente questa idea di insieme ci sembrerà più chiara e avremo meno paura di accettare il nostro destino e poi chissà:

“Poi forse un giorno ci rincontreremo”

La musica sfuma piano piano insieme alla voce, che però non smette di ripetere queste parole. Come se stesse morendo con questa speranza. Come se, conscio del suo destino e del suo fondersi con la natura, sapesse che la morte lo porterà forse a ricongiungersi anche con questa persona. Magari alcune parti infinitesimamente piccole di loro finiranno per ricongiungersi sotto forma di qualcosa di nuovo. Magari in qualcosa di bello, magari nelle cose più rare.

Cosmo è quel tipo di artista che incontra i miei gusti come no con un’escursione incredibile. Alcune cose che fa mi fanno impazzire e altre mi fanno proprio cagare.

Ovviamente questo è uno dei suoi pezzi che mi piace, anche se non il mio preferito.

Ve lo consiglio perché è un po’ meno conosciuto di altre sue canzoni che mi piacciono, ma anche perché tratta una tematica che a me ha sempre intrigato e ogni volta che ci penso troppo, mi viene un certo senso di vertigine.
Sto parlando della morte.

First things first, sì, quella sorta di vocalizzi che sentite in sottofondo nella base li avete già sentiti. Dove? Beh sforzatevi ancora un attimo se volete, che tra poco vi do la soluzione.

Eh sì, il buon Cosmo ha proprio campionato Il mio canto libero di Lucio Battisti. In particolare dal minuto 3.19 in poi. Ascoltate e ditemi se vi torna.

Io provo a dare un senso alle parole di questa canzone, ma non sono sicuro di riuscirci.

“Ci ho provato, lo giuro, ma non riesco a capire
Cosa cazzo è successo, mi sembra di affogare
Ora ho voglia di urlare, come Paolo in Teorema
Nello stomaco ho il fuoco, mentre la terra trema”


Magari si parla di un lutto. Quando viene a mancare qualcuno a noi caro, potremmo sentirci più o meno così. Smarriti, in apnea e con la voglia di sfogarci.

“Voglio prendere un albero, strapparlo dalle radici
Dare fuoco ai palazzi, fare a pugni”


La voglia di spaccare tutto, perché niente più ha senso.
Fare a pugni per provare di nuovo qualcosa o anche per sentire un dolore che riusciamo a capire da dove provenga, perché si riescono a vedere i lividi sul nostro corpo. A differenza del dolore della perdita di un affetto, che non si vede ma si sente e non sappiamo come curare.

“Non sai più, non sai più
Chi sei tu, chi sei tu”


Ancora dello smarrimento, seguito però da domande esistenziali. Come a dire, cosa cazzo faccio adesso io senza questa persona?

“Poi penso che forse ci dimenticheremo
E poco a poco ci dissolveremo
Corone di fiori, un miliardo di pensieri
Tra viaggi, rumori, profumi e desideri
Gli spazi, la pelle, le linee dei nostri volti
Gli odori, le voci, le nostre stupende parole
Si disperderanno nel tempo, nel vento
Nei tuoni, nei lampi e resterà il silenzio”

Credo che Cosmo stia descrivendo la morte come un ricongiungemento alla natura, perdendo così la nostra entità e fondendoci con il creato. Tanto che con il tempo, morendo anche le persone che si ricordano di noi, moriremo definitivamente, perché non ci sarà più nessuno che parlerà di noi. Saremo dimenticati e di fatto sarà come se non fossimo mai esistiti.

Torneremo a far parte, dopo esserci decomposti, della Terra da cui proveniamo. Gli atomi e le molecole di cui siamo composti (amore mio abbi pietà di me) si uniranno a ciò che troveranno formando nuovi legami, disgregando tutto ciò che resta di noi.

Non saremo più in grado di turbare la quiete di nessuno, né con la nostra voce, né con il ricordo di noi. A quel punto di noi, resterà solo il silenzio.

“Ma questo è
Il pensiero che
Mi fa impazzire
Non so morire
E non voglio, io non voglio”

Come non dare di matto di fronte a questa visione della vita, pensando che prima o poi accadrà tutto questo. Non si sa morire, perché è una cosa che si può fare una volta sola e dopo nessuno ci può dire com’è andata. Né nessuno è mai tornato indietro per dirci cosa succede dopo.

Forse tutta questa riflessione e questa canzone sono scaturite dopo aver subito un lutto. Oppure è tutto partito solo dalla sua paura di morire e non è morto nessuno. Non ancora per lo meno.

Ora c’è un altro ritornello, diverso dal precedente, ma molto simile per tematiche.

“Saremo orizzonti e ci potremo ammirare
Ci nasconderemo nel profumo del mare
Ci ritroveremo nei dettagli più belli
Ci riscopriremo nelle cose più rare
E sarà superfluo non saperlo spiegare
Al tramonto di tutto potremo capire
Sopravvivere dentro ad un tratto di colore
Nei suoni più caldi scomparirà il dolore”

Anche qui si parla di come ci dissolveremo e insieme al ricordo di noi, anche il dolore provato dalle persone che ci volevano bene svanirà. Finiremo per mischiarci in chissà che cosa. Magari alcuni nostri atomi finiranno per legarsi ad altri atomi che piano piano potrebbero arrivare anche nel mare o in tantissime altre cose belle. Chissà quanto di quello che ci affascina intorno a noi contiene delle molecole dei nostri antenati?
Non credo funzioni esattamente così, ma gg per Cosmo che mi sembra convinto su sta cosa.

Quando moriremo, proprio al tramonto della nostra vita, probabilmente questa idea di insieme ci sembrerà più chiara e avremo meno paura di accettare il nostro destino e poi chissà:

“Poi forse un giorno ci rincontreremo”

La musica sfuma piano piano insieme alla voce, che però non smette di ripetere queste parole. Come se stesse morendo con questa speranza. Come se, conscio del suo destino e del suo fondersi con la natura, sapesse che la morte lo porterà forse a ricongiungersi anche con questa persona. Magari alcune parti infinitesimamente piccole di loro finiranno per ricongiungersi sotto forma di qualcosa di nuovo. Magari in qualcosa di bello, magari nelle cose più rare.

Angolo del fastidio

Angolo del fastidio

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So che quel "Marco in Teorema" è un riferimento ad un film di Pasolini, ma mi suona proprio male messo lì così. Si poteva trovare sicuramente qualche paragone un po' più universale e accessibile a tutti, vista l'universalità dell'argomento trattato.

So che quel "Marco in Teorema" è un riferimento ad un film di Pasolini, ma mi suona proprio male messo lì così. Si poteva trovare sicuramente qualche paragone un po' più universale e accessibile a tutti, vista l'universalità dell'argomento trattato.

Trovi tutte le canzoni in questa playlist.

Un abbraccio.
Edo

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Edo

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Un abbraccio.
Edo

prossimo calendario
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149D 12H 30M 37S

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