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8 dicembre

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advent soundtrack

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di Edoardo Truttero
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di Edoardo Truttero

Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.

Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.

Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.

Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.

Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.

Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.

viale santissima trinità

viale santissima trinità

viale santissima trinità

post nebbia

post nebbia

post nebbia

Bene, ho deciso che la domenica sarà il giorno degli asciugoni.
Quindi brani che durano più di 6 minuti. Vi va bene che la prima domenica dell’avvento era il primo dicembre, quindi ci saranno solo 3 edizioni dell’asciugo domenicale.
Siccome è inverno e più che andare a comprare regali o berci tè caldi non facciamo, ho pensato che potesse essere il giorno più indicato per ritagliarsi 10-15 minuti per ascoltare il pezzo che vi consiglio e poi leggere le mie stronzate.

Se ogni tanto trovate il tempo per ascoltare Domani - Artisti uniti per l’Abruzzo, potete trovare 6 minuti e 10 di pace in cui ascoltare questo capolavoro.

I Post Nebbia sono come il vino. Più invecchiano e più diventano bravi. Il disco in cui è contenuto questo brano pensavo fosse ineguagliabile e invece quest’anno mi hanno fatto ricredere facendone uno forse ancora più figo.

I ragazzi spaccano anche dal vivo e vi consiglio di andare a sentirli se vi piace il genere perché meritano davvero.

A quanto pare nella prima strofa ci sono dei riferimenti a dei reali avvenimenti che vi consiglio di consultare su Genius. Qui parlerò del quadro più ampio della canzone, non delle singole reference.

Si parla di fede e di perdita di fede. Dei valori cristiani e del senso di colpa che si porta inevitabilmente dietro.
Nella prima strofa si elencano tutte le storture e i deliri a cui l’uomo ha condotto la religione.
Si parte dai viali intitolati alla santissima trinità, a gente che dice di aver visto Gesù nel parcheggio della pizzeria, passando da campane finte che suonano file .mp3 che talvolta si corrompono, emettendo qualcosa di distorto come la prospettiva che la gente ha della fede.

Poi ci sono questi “vecchi con le candele” che magari ti bloccano la strada con la processione, quindi non puoi scappare da lì perché deve attendere che loro passino, ma non scappi nemmeno dai loro sguardi giudicanti che ti vedono come un empio, un eretico che non partecipa a queste cose di comunità.

E piano piano, balzando una processione all’inizio, smettendo di andare a messa poi, magari finendo pure per non credere più in Dio, inizi a sentirti libero di un peso, del peso delle colpe, ma questo in prima istanza ti fa sentire nudo, perché sei senza la tua croce.

Non giriamoci tanto intorno, sono pochi fra noi quelli che non sono nati in un contesto cattolico, che sono andati a messa e a catechismo per buona parte della loro infanzia. C’è anche chi come me ha creduto che tutto questo avesse perfettamente senso fino a pochi anni fa e c’è anche chi ci crede tutt’ora.

Chiaramente smettere di credere in qualcosa che passa da essere il senso della vita a una sorta di allucinazione collettiva, ti causa un senso di vertigine che è difficile da descrivere per chi non l’ha vissuto. Quantomeno a chi non l’ha vissuto in età adulta o quasi. È un po’ come quelle malattie che è meglio fare da piccoli, altrimenti poi da grandi è un casino e fanno molto più male.

Ed è proprio così che si chiude la strofa e ci si collega al ritornello. Per colmare questo vuoto enorme lasciato dall’assenza di Dio, ti trovi a dover improvvisare dei punti di riferimento per poter andare avanti. Così appendi una carota di fronte al tuo naso e cerchi di raggiungerla tutti i giorni, ma senza mai colmare lo spazio che vi separa.

Cosa che ho notato mentre analizzavo questa frase è che avendo appeso una carota di fronte a te, ovunque ti giri ti sembrerà sempre di stare andando nella direzione giusta, quindi il tuo punto di riferimento sarà solo un’illusione.

Ritornello.
Che poi è un ritornello che non ritorna, quindi non so se ha senso chiamarlo ritornello, ma su genius è segnato come così.

“Tu mi hai preso alla sprovvista e io adesso non so
Con cosa ti devo sostituire”


Questo tuo rivelarti falso, questo tuo non esistere, mi ha preso alla sprovvista. Ora rimane un vuoto da colmare e non so con cosa riempirlo.

Seconda strofa.

“Quante altre voltе ti dovrò comprare?
Quante altre volte ti dovrò girare, ti dovrò fumare?
Con cosa ti devo sostituire, mio Signore?”


Come potete notare, ci sono molti modi in cui si cerca di sopperire a questa mancanza nella nostra vita.
Si comincia con il dio denaro, passando per le droghe, chiedendoci ancora “con cosa ti dobbiamo sostituire Signore?” Chiedendolo proprio a lui. Perché proprio da lui abbiamo smesso di avere risposte.
O forse ci siamo solo accorti che è sempre stato in silenzio.

“Con quali aromi devo simulare il tuo sapore?”

Serve un nuovo aroma per ridare sapore alla vita, come se la fede in Dio fosse quella spezia che sta bene su tutto e migliora tutti i piatti che mangiamo.

“E quale luce non devo guardare per non accecarmi?
Ti prego, dimmi qualcosa”


La luce da guardare senza accecarsi, potrebbe essere un riferimento a uno dei più grandi colpi che ha subito la Chiesa. Ovvero scoprire che è la Terra ad orbitare intorno al Sole e non viceversa. Quindi il centro dell’universo (Otti capisci il senso) è diventato proprio lui. Sottraendo al nostro pianeta la centralità, ha minato anche la credenza che fossimo i prescelti, il popolo di Dio. Tuttavia, se proviamo a guardare il Sole, ci accechiamo.
Quindi luce dovremmo guardare ora? Ancora, ti prego, Dimmi qualcosa! Parlami!

Ultimi tre versi. Forse i più disillusi e più sofferenti. Quindi anche i miei preferiti.

“Dove mi aggrappo per non annegare nella terra?
Con che cazzata mi devo distrarre dalla tua assenza?
Ti prego, dimmi qualcosa”


Annegare nella terra è un modo efficacissimo di dire di non avere più certezze, perdere la stabilità. Si annega nell’acqua di solito, e per non farlo cerchiamo la terra ferma. Qui invece, metaforicamente, anneghiamo pure lì, perché siamo completamente allo sbando. Dove ci possiamo aggrappare?
Con che cazzata posso distrarmi da questo vuoto che sento dentro? Con quali piaceri mondani, vizi, passatempi, posso occupare il mio tempo affinché non ci pensi più.
E per un’ultima volta, ti prego, dimmi qualcosa!

Bene, ho deciso che la domenica sarà il giorno degli asciugoni.
Quindi brani che durano più di 6 minuti. Vi va bene che la prima domenica dell’avvento era il primo dicembre, quindi ci saranno solo 3 edizioni dell’asciugo domenicale.
Siccome è inverno e più che andare a comprare regali o berci tè caldi non facciamo, ho pensato che potesse essere il giorno più indicato per ritagliarsi 10-15 minuti per ascoltare il pezzo che vi consiglio e poi leggere le mie stronzate.

Se ogni tanto trovate il tempo per ascoltare Domani - Artisti uniti per l’Abruzzo, potete trovare 6 minuti e 10 di pace in cui ascoltare questo capolavoro.

I Post Nebbia sono come il vino. Più invecchiano e più diventano bravi. Il disco in cui è contenuto questo brano pensavo fosse ineguagliabile e invece quest’anno mi hanno fatto ricredere facendone uno forse ancora più figo.

I ragazzi spaccano anche dal vivo e vi consiglio di andare a sentirli se vi piace il genere perché meritano davvero.

A quanto pare nella prima strofa ci sono dei riferimenti a dei reali avvenimenti che vi consiglio di consultare su Genius. Qui parlerò del quadro più ampio della canzone, non delle singole reference.

Si parla di fede e di perdita di fede. Dei valori cristiani e del senso di colpa che si porta inevitabilmente dietro.
Nella prima strofa si elencano tutte le storture e i deliri a cui l’uomo ha condotto la religione.
Si parte dai viali intitolati alla santissima trinità, a gente che dice di aver visto Gesù nel parcheggio della pizzeria, passando da campane finte che suonano file .mp3 che talvolta si corrompono, emettendo qualcosa di distorto come la prospettiva che la gente ha della fede.

Poi ci sono questi “vecchi con le candele” che magari ti bloccano la strada con la processione, quindi non puoi scappare da lì perché deve attendere che loro passino, ma non scappi nemmeno dai loro sguardi giudicanti che ti vedono come un empio, un eretico che non partecipa a queste cose di comunità.

E piano piano, balzando una processione all’inizio, smettendo di andare a messa poi, magari finendo pure per non credere più in Dio, inizi a sentirti libero di un peso, del peso delle colpe, ma questo in prima istanza ti fa sentire nudo, perché sei senza la tua croce.

Non giriamoci tanto intorno, sono pochi fra noi quelli che non sono nati in un contesto cattolico, che sono andati a messa e a catechismo per buona parte della loro infanzia. C’è anche chi come me ha creduto che tutto questo avesse perfettamente senso fino a pochi anni fa e c’è anche chi ci crede tutt’ora.

Chiaramente smettere di credere in qualcosa che passa da essere il senso della vita a una sorta di allucinazione collettiva, ti causa un senso di vertigine che è difficile da descrivere per chi non l’ha vissuto. Quantomeno a chi non l’ha vissuto in età adulta o quasi. È un po’ come quelle malattie che è meglio fare da piccoli, altrimenti poi da grandi è un casino e fanno molto più male.

Ed è proprio così che si chiude la strofa e ci si collega al ritornello. Per colmare questo vuoto enorme lasciato dall’assenza di Dio, ti trovi a dover improvvisare dei punti di riferimento per poter andare avanti. Così appendi una carota di fronte al tuo naso e cerchi di raggiungerla tutti i giorni, ma senza mai colmare lo spazio che vi separa.

Cosa che ho notato mentre analizzavo questa frase è che avendo appeso una carota di fronte a te, ovunque ti giri ti sembrerà sempre di stare andando nella direzione giusta, quindi il tuo punto di riferimento sarà solo un’illusione.

Ritornello.
Che poi è un ritornello che non ritorna, quindi non so se ha senso chiamarlo ritornello, ma su genius è segnato come così.

“Tu mi hai preso alla sprovvista e io adesso non so
Con cosa ti devo sostituire”


Questo tuo rivelarti falso, questo tuo non esistere, mi ha preso alla sprovvista. Ora rimane un vuoto da colmare e non so con cosa riempirlo.

Seconda strofa.

“Quante altre voltе ti dovrò comprare?
Quante altre volte ti dovrò girare, ti dovrò fumare?
Con cosa ti devo sostituire, mio Signore?”


Come potete notare, ci sono molti modi in cui si cerca di sopperire a questa mancanza nella nostra vita.
Si comincia con il dio denaro, passando per le droghe, chiedendoci ancora “con cosa ti dobbiamo sostituire Signore?” Chiedendolo proprio a lui. Perché proprio da lui abbiamo smesso di avere risposte.
O forse ci siamo solo accorti che è sempre stato in silenzio.

“Con quali aromi devo simulare il tuo sapore?”

Serve un nuovo aroma per ridare sapore alla vita, come se la fede in Dio fosse quella spezia che sta bene su tutto e migliora tutti i piatti che mangiamo.

“E quale luce non devo guardare per non accecarmi?
Ti prego, dimmi qualcosa”


La luce da guardare senza accecarsi, potrebbe essere un riferimento a uno dei più grandi colpi che ha subito la Chiesa. Ovvero scoprire che è la Terra ad orbitare intorno al Sole e non viceversa. Quindi il centro dell’universo (Otti capisci il senso) è diventato proprio lui. Sottraendo al nostro pianeta la centralità, ha minato anche la credenza che fossimo i prescelti, il popolo di Dio. Tuttavia, se proviamo a guardare il Sole, ci accechiamo.
Quindi luce dovremmo guardare ora? Ancora, ti prego, Dimmi qualcosa! Parlami!

Ultimi tre versi. Forse i più disillusi e più sofferenti. Quindi anche i miei preferiti.

“Dove mi aggrappo per non annegare nella terra?
Con che cazzata mi devo distrarre dalla tua assenza?
Ti prego, dimmi qualcosa”


Annegare nella terra è un modo efficacissimo di dire di non avere più certezze, perdere la stabilità. Si annega nell’acqua di solito, e per non farlo cerchiamo la terra ferma. Qui invece, metaforicamente, anneghiamo pure lì, perché siamo completamente allo sbando. Dove ci possiamo aggrappare?
Con che cazzata posso distrarmi da questo vuoto che sento dentro? Con quali piaceri mondani, vizi, passatempi, posso occupare il mio tempo affinché non ci pensi più.
E per un’ultima volta, ti prego, dimmi qualcosa!

Bene, ho deciso che la domenica sarà il giorno degli asciugoni.
Quindi brani che durano più di 6 minuti. Vi va bene che la prima domenica dell’avvento era il primo dicembre, quindi ci saranno solo 3 edizioni dell’asciugo domenicale.
Siccome è inverno e più che andare a comprare regali o berci tè caldi non facciamo, ho pensato che potesse essere il giorno più indicato per ritagliarsi 10-15 minuti per ascoltare il pezzo che vi consiglio e poi leggere le mie stronzate.

Se ogni tanto trovate il tempo per ascoltare Domani - Artisti uniti per l’Abruzzo, potete trovare 6 minuti e 10 di pace in cui ascoltare questo capolavoro.

I Post Nebbia sono come il vino. Più invecchiano e più diventano bravi. Il disco in cui è contenuto questo brano pensavo fosse ineguagliabile e invece quest’anno mi hanno fatto ricredere facendone uno forse ancora più figo.

I ragazzi spaccano anche dal vivo e vi consiglio di andare a sentirli se vi piace il genere perché meritano davvero.

A quanto pare nella prima strofa ci sono dei riferimenti a dei reali avvenimenti che vi consiglio di consultare su Genius. Qui parlerò del quadro più ampio della canzone, non delle singole reference.

Si parla di fede e di perdita di fede. Dei valori cristiani e del senso di colpa che si porta inevitabilmente dietro.
Nella prima strofa si elencano tutte le storture e i deliri a cui l’uomo ha condotto la religione.
Si parte dai viali intitolati alla santissima trinità, a gente che dice di aver visto Gesù nel parcheggio della pizzeria, passando da campane finte che suonano file .mp3 che talvolta si corrompono, emettendo qualcosa di distorto come la prospettiva che la gente ha della fede.

Poi ci sono questi “vecchi con le candele” che magari ti bloccano la strada con la processione, quindi non puoi scappare da lì perché deve attendere che loro passino, ma non scappi nemmeno dai loro sguardi giudicanti che ti vedono come un empio, un eretico che non partecipa a queste cose di comunità.

E piano piano, balzando una processione all’inizio, smettendo di andare a messa poi, magari finendo pure per non credere più in Dio, inizi a sentirti libero di un peso, del peso delle colpe, ma questo in prima istanza ti fa sentire nudo, perché sei senza la tua croce.

Non giriamoci tanto intorno, sono pochi fra noi quelli che non sono nati in un contesto cattolico, che sono andati a messa e a catechismo per buona parte della loro infanzia. C’è anche chi come me ha creduto che tutto questo avesse perfettamente senso fino a pochi anni fa e c’è anche chi ci crede tutt’ora.

Chiaramente smettere di credere in qualcosa che passa da essere il senso della vita a una sorta di allucinazione collettiva, ti causa un senso di vertigine che è difficile da descrivere per chi non l’ha vissuto. Quantomeno a chi non l’ha vissuto in età adulta o quasi. È un po’ come quelle malattie che è meglio fare da piccoli, altrimenti poi da grandi è un casino e fanno molto più male.

Ed è proprio così che si chiude la strofa e ci si collega al ritornello. Per colmare questo vuoto enorme lasciato dall’assenza di Dio, ti trovi a dover improvvisare dei punti di riferimento per poter andare avanti. Così appendi una carota di fronte al tuo naso e cerchi di raggiungerla tutti i giorni, ma senza mai colmare lo spazio che vi separa.

Cosa che ho notato mentre analizzavo questa frase è che avendo appeso una carota di fronte a te, ovunque ti giri ti sembrerà sempre di stare andando nella direzione giusta, quindi il tuo punto di riferimento sarà solo un’illusione.

Ritornello.
Che poi è un ritornello che non ritorna, quindi non so se ha senso chiamarlo ritornello, ma su genius è segnato come così.

“Tu mi hai preso alla sprovvista e io adesso non so
Con cosa ti devo sostituire”


Questo tuo rivelarti falso, questo tuo non esistere, mi ha preso alla sprovvista. Ora rimane un vuoto da colmare e non so con cosa riempirlo.

Seconda strofa.

“Quante altre voltе ti dovrò comprare?
Quante altre volte ti dovrò girare, ti dovrò fumare?
Con cosa ti devo sostituire, mio Signore?”


Come potete notare, ci sono molti modi in cui si cerca di sopperire a questa mancanza nella nostra vita.
Si comincia con il dio denaro, passando per le droghe, chiedendoci ancora “con cosa ti dobbiamo sostituire Signore?” Chiedendolo proprio a lui. Perché proprio da lui abbiamo smesso di avere risposte.
O forse ci siamo solo accorti che è sempre stato in silenzio.

“Con quali aromi devo simulare il tuo sapore?”

Serve un nuovo aroma per ridare sapore alla vita, come se la fede in Dio fosse quella spezia che sta bene su tutto e migliora tutti i piatti che mangiamo.

“E quale luce non devo guardare per non accecarmi?
Ti prego, dimmi qualcosa”


La luce da guardare senza accecarsi, potrebbe essere un riferimento a uno dei più grandi colpi che ha subito la Chiesa. Ovvero scoprire che è la Terra ad orbitare intorno al Sole e non viceversa. Quindi il centro dell’universo (Otti capisci il senso) è diventato proprio lui. Sottraendo al nostro pianeta la centralità, ha minato anche la credenza che fossimo i prescelti, il popolo di Dio. Tuttavia, se proviamo a guardare il Sole, ci accechiamo.
Quindi luce dovremmo guardare ora? Ancora, ti prego, Dimmi qualcosa! Parlami!

Ultimi tre versi. Forse i più disillusi e più sofferenti. Quindi anche i miei preferiti.

“Dove mi aggrappo per non annegare nella terra?
Con che cazzata mi devo distrarre dalla tua assenza?
Ti prego, dimmi qualcosa”


Annegare nella terra è un modo efficacissimo di dire di non avere più certezze, perdere la stabilità. Si annega nell’acqua di solito, e per non farlo cerchiamo la terra ferma. Qui invece, metaforicamente, anneghiamo pure lì, perché siamo completamente allo sbando. Dove ci possiamo aggrappare?
Con che cazzata posso distrarmi da questo vuoto che sento dentro? Con quali piaceri mondani, vizi, passatempi, posso occupare il mio tempo affinché non ci pensi più.
E per un’ultima volta, ti prego, dimmi qualcosa!

Angolo del fastidio

Angolo del fastidio

Angolo del fastidio

Oggi mi posso lamentare solo del fatto che questo pezzo sia così poco conosciuto. Perfezione.

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Trovi tutte le canzoni in questa playlist.

Un abbraccio.
Edo

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Un abbraccio.
Edo

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Un abbraccio.
Edo

prossimo calendario
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149D 12H 30M 38S

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