


9 dicembre
9 dicembre
advent soundtrack
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di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
di Edoardo Truttero
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Ciao a tutti e tutte, questa è Advent Soundtrack, un esperimento più che una newsletter.
Ogni giorno, fino a Natale, vi consiglierò una canzone con annessa qualche mia riflessione.
Consiglio sempre di ascoltare prima la canzone e dopo leggere quanto ho scritto in merito.
Fatemi sapere se il brano di oggi vi piace, se ve ne ha fatto venire in mente qualcuno simile o semplicemente cosa ne pensate di questa iniziativa.
Nel Box rosso, sotto al nome dell'artista, trovate 3 pulsanti per poter ascoltare la canzone su Spotify, Apple Music e su Youtube.
Di loro non so nulla. Mi sono capitati nella Daylist di Spotify, per cui ringrazio il mio amico Federico per avermi consigliato di ascoltarla.
Prima ho sentito Ragazza bonsai e sono rimasto piacevolmente sorpreso. Pochi brani dopo, sempre nella daylist mi è capitata questa bella mina.
Visto che è lunedì e ieri vi ho asciugati per bene, cercherò di essere il più breve possibile.
Si parla di nostalgia, crescita e di aspettativa deluse.
Infatti il nostro autore ci parla di tutto ciò che prova passando davanti alla sua prima casa, dove presumibilmente non vive più da un po’.
L’incipit è chiaro quindi:
“Sono passato davanti
Alla mia prima casa”
Meno chiari sono i versi che seguono.
“La strada era nera
Qualcuno rideva”
Anche qua siamo a un livello alto di frasi pescate a caso da un cestino.
E francamente, non ho idea di cosa stiano cazzo stiano cercando di dire.
“Ho lasciato i miei guanti
Dentro ai giorni più belli
Torno a battere i denti
Su strade ghiacciate in provincia di ieri”
Questi questi versi invece credo di averli capiti.
I guanti rappresentano la protezione dal freddo, che potrebbe essere una metafora per parlare delle insidie del mondo esterno. E il nostro bro li ha lasciati nei giorni più belli, solitamente intesi, come quando si era più giovani e con meno cose a cui pensare.
Forse intende proprio quando era bambino e metteva quei bei guantini di lana tutti colorati per giocare a palle di neve. Quindi ora il freddo lo sente tutto e torna a battere i denti, proprio su quelle strade che ora sta ripercorrendo.
Forse la perdita dei guanti è un po’ un simbolo della crescita. Sono visti un po’ come un indumento da sfigati, li usiamo per andare in bici o in moto, ma ci sono pochi gggiovani che usano i guanti quotidianamente. Almeno questa è la mia impressione. Ci sono molti più bambini con i guantini, perché le mamme premurose non vogliono che prendano freddo e quindi glieli fanno indossare per andare a scuola.
La provincia, potrebbe rappresentare il punto di partenza, il luogo in cui è nato. Dove ancora si sognava in grande guardando da fuori tutte le opportunità che offrono le città. Quando ancora era tutto possibile perché le scelte sono ancora tutte da prendere.
Il primo ritornello colpisce, ma abbastanza gentilmente.
“E non mi accorsi nemmeno che stavo piangendo”
È talmente normale commuoversi per la valanga di nostalgia che ci può buttare addosso un posto come la nostra prima casa, che manco si accorge di aver cominciato a prangere.
“Quanto è nera la luce nelle strade del centro”
Non ne sono sicuro, ma la luce nera del centro potrebbe rappresentare le aspettative tradite e la disillusione di essersi trasferiti nel centro della città (partendo dalla provincia) e scoprire che in realtà non è come ce lo immaginavamo. Non è tutto rose e fiori, anzi.
“A me va bene anche così”
Proprio a sottolineare come ci si adatta alle situazioni, ci si accontenta e si rimodulano le aspettative in base a quello che viviamo.
Skippo direttamente al pre-ritornello perché lo trovo più ben fatto e interessante della seconda strofa.
“È solamente andato male il piano A
È solamente un bilocale in zona B”
Si ribadisce il concetto che spiegavo prima. Il sogno era avere magari una villa con piscina e magari pure il giardino. Oppure vivere in centro fra tutte le comodità ed essere dove accadono le cose. Invece ora si ritrova in un bilocale in zona B.
E se con zona B intende l’area B dove non possono circolare alcuni tipi di auto, forse ha dovuto pure cambiare macchina per poter vivere lì. Ma potrebbe intendere zona B come zona un po’ più fuori dal centro, quindi un’ipotetica zona A. Dove invece probabilmente c’è l’area C. Lo so tante lettere a caso, ma non è finita qui. Si parla pure del piano A andato male che lo ha costretto a vivere una vita da piano B, quindi sicuramente non quello che sognava di fare quando aveva i guantini di lana colorati.
“È la luna che sale sul sole io resto sdraiato aggrappato a un tramonto”
Il tramonto rappresenta la gioventù che ci abbandona e l’arrivo della tristezza del mondo dei grandi e poi della vecchiaia. Lui resta aggrappato a questo tramonto perché forse non vuole affrontare la vita che si trova davanti, visto che già tante delle sue aspettative sono state tradite e chissà quante cose ancora andranno come non devono in futuro.
Ed è proprio su tramonto che si parte a gridare.
È tipo un “tramoNTOOOOO”
Ritornello uguale al precedente, ma stavolta viene urlato e cazzo se fa male.
C’è anche una ripetizione di quel “A me va bene anche così” finale, che suona tipo il “VA BENE LO STESSOOOOO” di Lundini.
Ritornello che si ripete un’ultima volta e con quel guizzo propriamente indie di cambiare qualcosa nel terzo ritornello, infatti diventa:
“E non mi accorsi nemmeno che stavo cambiando
Quanto è bella la luna tra la vita e il cemento”
Non serve che vi spieghi che nessuno di noi si accorge di quanto cambia nel tempo, finché non vede una vecchia foto o pensa a cosa faceva diversi anni fa. E spesso questa cosa ci fa male perché ci fa capire che stiamo invecchiando.
La roba sulla luna tra la vita e il cemento non credo di averla capita davvero, quindi evito di allungare ulteriormente il brodo, perché in fondo… “va bene anche così”.
Di loro non so nulla. Mi sono capitati nella Daylist di Spotify, per cui ringrazio il mio amico Federico per avermi consigliato di ascoltarla.
Prima ho sentito Ragazza bonsai e sono rimasto piacevolmente sorpreso. Pochi brani dopo, sempre nella daylist mi è capitata questa bella mina.
Visto che è lunedì e ieri vi ho asciugati per bene, cercherò di essere il più breve possibile.
Si parla di nostalgia, crescita e di aspettativa deluse.
Infatti il nostro autore ci parla di tutto ciò che prova passando davanti alla sua prima casa, dove presumibilmente non vive più da un po’.
L’incipit è chiaro quindi:
“Sono passato davanti
Alla mia prima casa”
Meno chiari sono i versi che seguono.
“La strada era nera
Qualcuno rideva”
Anche qua siamo a un livello alto di frasi pescate a caso da un cestino.
E francamente, non ho idea di cosa stiano cazzo stiano cercando di dire.
“Ho lasciato i miei guanti
Dentro ai giorni più belli
Torno a battere i denti
Su strade ghiacciate in provincia di ieri”
Questi questi versi invece credo di averli capiti.
I guanti rappresentano la protezione dal freddo, che potrebbe essere una metafora per parlare delle insidie del mondo esterno. E il nostro bro li ha lasciati nei giorni più belli, solitamente intesi, come quando si era più giovani e con meno cose a cui pensare.
Forse intende proprio quando era bambino e metteva quei bei guantini di lana tutti colorati per giocare a palle di neve. Quindi ora il freddo lo sente tutto e torna a battere i denti, proprio su quelle strade che ora sta ripercorrendo.
Forse la perdita dei guanti è un po’ un simbolo della crescita. Sono visti un po’ come un indumento da sfigati, li usiamo per andare in bici o in moto, ma ci sono pochi gggiovani che usano i guanti quotidianamente. Almeno questa è la mia impressione. Ci sono molti più bambini con i guantini, perché le mamme premurose non vogliono che prendano freddo e quindi glieli fanno indossare per andare a scuola.
La provincia, potrebbe rappresentare il punto di partenza, il luogo in cui è nato. Dove ancora si sognava in grande guardando da fuori tutte le opportunità che offrono le città. Quando ancora era tutto possibile perché le scelte sono ancora tutte da prendere.
Il primo ritornello colpisce, ma abbastanza gentilmente.
“E non mi accorsi nemmeno che stavo piangendo”
È talmente normale commuoversi per la valanga di nostalgia che ci può buttare addosso un posto come la nostra prima casa, che manco si accorge di aver cominciato a prangere.
“Quanto è nera la luce nelle strade del centro”
Non ne sono sicuro, ma la luce nera del centro potrebbe rappresentare le aspettative tradite e la disillusione di essersi trasferiti nel centro della città (partendo dalla provincia) e scoprire che in realtà non è come ce lo immaginavamo. Non è tutto rose e fiori, anzi.
“A me va bene anche così”
Proprio a sottolineare come ci si adatta alle situazioni, ci si accontenta e si rimodulano le aspettative in base a quello che viviamo.
Skippo direttamente al pre-ritornello perché lo trovo più ben fatto e interessante della seconda strofa.
“È solamente andato male il piano A
È solamente un bilocale in zona B”
Si ribadisce il concetto che spiegavo prima. Il sogno era avere magari una villa con piscina e magari pure il giardino. Oppure vivere in centro fra tutte le comodità ed essere dove accadono le cose. Invece ora si ritrova in un bilocale in zona B.
E se con zona B intende l’area B dove non possono circolare alcuni tipi di auto, forse ha dovuto pure cambiare macchina per poter vivere lì. Ma potrebbe intendere zona B come zona un po’ più fuori dal centro, quindi un’ipotetica zona A. Dove invece probabilmente c’è l’area C. Lo so tante lettere a caso, ma non è finita qui. Si parla pure del piano A andato male che lo ha costretto a vivere una vita da piano B, quindi sicuramente non quello che sognava di fare quando aveva i guantini di lana colorati.
“È la luna che sale sul sole io resto sdraiato aggrappato a un tramonto”
Il tramonto rappresenta la gioventù che ci abbandona e l’arrivo della tristezza del mondo dei grandi e poi della vecchiaia. Lui resta aggrappato a questo tramonto perché forse non vuole affrontare la vita che si trova davanti, visto che già tante delle sue aspettative sono state tradite e chissà quante cose ancora andranno come non devono in futuro.
Ed è proprio su tramonto che si parte a gridare.
È tipo un “tramoNTOOOOO”
Ritornello uguale al precedente, ma stavolta viene urlato e cazzo se fa male.
C’è anche una ripetizione di quel “A me va bene anche così” finale, che suona tipo il “VA BENE LO STESSOOOOO” di Lundini.
Ritornello che si ripete un’ultima volta e con quel guizzo propriamente indie di cambiare qualcosa nel terzo ritornello, infatti diventa:
“E non mi accorsi nemmeno che stavo cambiando
Quanto è bella la luna tra la vita e il cemento”
Non serve che vi spieghi che nessuno di noi si accorge di quanto cambia nel tempo, finché non vede una vecchia foto o pensa a cosa faceva diversi anni fa. E spesso questa cosa ci fa male perché ci fa capire che stiamo invecchiando.
La roba sulla luna tra la vita e il cemento non credo di averla capita davvero, quindi evito di allungare ulteriormente il brodo, perché in fondo… “va bene anche così”.
Di loro non so nulla. Mi sono capitati nella Daylist di Spotify, per cui ringrazio il mio amico Federico per avermi consigliato di ascoltarla.
Prima ho sentito Ragazza bonsai e sono rimasto piacevolmente sorpreso. Pochi brani dopo, sempre nella daylist mi è capitata questa bella mina.
Visto che è lunedì e ieri vi ho asciugati per bene, cercherò di essere il più breve possibile.
Si parla di nostalgia, crescita e di aspettativa deluse.
Infatti il nostro autore ci parla di tutto ciò che prova passando davanti alla sua prima casa, dove presumibilmente non vive più da un po’.
L’incipit è chiaro quindi:
“Sono passato davanti
Alla mia prima casa”
Meno chiari sono i versi che seguono.
“La strada era nera
Qualcuno rideva”
Anche qua siamo a un livello alto di frasi pescate a caso da un cestino.
E francamente, non ho idea di cosa stiano cazzo stiano cercando di dire.
“Ho lasciato i miei guanti
Dentro ai giorni più belli
Torno a battere i denti
Su strade ghiacciate in provincia di ieri”
Questi questi versi invece credo di averli capiti.
I guanti rappresentano la protezione dal freddo, che potrebbe essere una metafora per parlare delle insidie del mondo esterno. E il nostro bro li ha lasciati nei giorni più belli, solitamente intesi, come quando si era più giovani e con meno cose a cui pensare.
Forse intende proprio quando era bambino e metteva quei bei guantini di lana tutti colorati per giocare a palle di neve. Quindi ora il freddo lo sente tutto e torna a battere i denti, proprio su quelle strade che ora sta ripercorrendo.
Forse la perdita dei guanti è un po’ un simbolo della crescita. Sono visti un po’ come un indumento da sfigati, li usiamo per andare in bici o in moto, ma ci sono pochi gggiovani che usano i guanti quotidianamente. Almeno questa è la mia impressione. Ci sono molti più bambini con i guantini, perché le mamme premurose non vogliono che prendano freddo e quindi glieli fanno indossare per andare a scuola.
La provincia, potrebbe rappresentare il punto di partenza, il luogo in cui è nato. Dove ancora si sognava in grande guardando da fuori tutte le opportunità che offrono le città. Quando ancora era tutto possibile perché le scelte sono ancora tutte da prendere.
Il primo ritornello colpisce, ma abbastanza gentilmente.
“E non mi accorsi nemmeno che stavo piangendo”
È talmente normale commuoversi per la valanga di nostalgia che ci può buttare addosso un posto come la nostra prima casa, che manco si accorge di aver cominciato a prangere.
“Quanto è nera la luce nelle strade del centro”
Non ne sono sicuro, ma la luce nera del centro potrebbe rappresentare le aspettative tradite e la disillusione di essersi trasferiti nel centro della città (partendo dalla provincia) e scoprire che in realtà non è come ce lo immaginavamo. Non è tutto rose e fiori, anzi.
“A me va bene anche così”
Proprio a sottolineare come ci si adatta alle situazioni, ci si accontenta e si rimodulano le aspettative in base a quello che viviamo.
Skippo direttamente al pre-ritornello perché lo trovo più ben fatto e interessante della seconda strofa.
“È solamente andato male il piano A
È solamente un bilocale in zona B”
Si ribadisce il concetto che spiegavo prima. Il sogno era avere magari una villa con piscina e magari pure il giardino. Oppure vivere in centro fra tutte le comodità ed essere dove accadono le cose. Invece ora si ritrova in un bilocale in zona B.
E se con zona B intende l’area B dove non possono circolare alcuni tipi di auto, forse ha dovuto pure cambiare macchina per poter vivere lì. Ma potrebbe intendere zona B come zona un po’ più fuori dal centro, quindi un’ipotetica zona A. Dove invece probabilmente c’è l’area C. Lo so tante lettere a caso, ma non è finita qui. Si parla pure del piano A andato male che lo ha costretto a vivere una vita da piano B, quindi sicuramente non quello che sognava di fare quando aveva i guantini di lana colorati.
“È la luna che sale sul sole io resto sdraiato aggrappato a un tramonto”
Il tramonto rappresenta la gioventù che ci abbandona e l’arrivo della tristezza del mondo dei grandi e poi della vecchiaia. Lui resta aggrappato a questo tramonto perché forse non vuole affrontare la vita che si trova davanti, visto che già tante delle sue aspettative sono state tradite e chissà quante cose ancora andranno come non devono in futuro.
Ed è proprio su tramonto che si parte a gridare.
È tipo un “tramoNTOOOOO”
Ritornello uguale al precedente, ma stavolta viene urlato e cazzo se fa male.
C’è anche una ripetizione di quel “A me va bene anche così” finale, che suona tipo il “VA BENE LO STESSOOOOO” di Lundini.
Ritornello che si ripete un’ultima volta e con quel guizzo propriamente indie di cambiare qualcosa nel terzo ritornello, infatti diventa:
“E non mi accorsi nemmeno che stavo cambiando
Quanto è bella la luna tra la vita e il cemento”
Non serve che vi spieghi che nessuno di noi si accorge di quanto cambia nel tempo, finché non vede una vecchia foto o pensa a cosa faceva diversi anni fa. E spesso questa cosa ci fa male perché ci fa capire che stiamo invecchiando.
La roba sulla luna tra la vita e il cemento non credo di averla capita davvero, quindi evito di allungare ulteriormente il brodo, perché in fondo… “va bene anche così”.
Angolo del fastidio
Angolo del fastidio
Angolo del fastidio
La seconda strofa la vivo solo come 4 versi prima delle urla, non mi lascia molto quando la ascolto. Avrei voluto più rabbia e più ritornelli urlati. Forse anche un po’ meno svarioni sugli astri e la luce e più cose terra terra. Ma come detto prima: “va bene anche così”.
La seconda strofa la vivo solo come 4 versi prima delle urla, non mi lascia molto quando la ascolto. Avrei voluto più rabbia e più ritornelli urlati. Forse anche un po’ meno svarioni sugli astri e la luce e più cose terra terra. Ma come detto prima: “va bene anche così”.
Trovi tutte le canzoni in questa playlist.
Un abbraccio.
Edo
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Un abbraccio.
Edo
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Un abbraccio.
Edo
prossimo calendario
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149D 12H 30M 38S
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